
Una combo ritrae il premier Silvio Berlusconi (s) con l'ingegner Carlo De Benedetti (d).
Milano, 10 luglio 2015 - Lodo Mondadori, nuovo capitolo della vicenda giudiziaria. Il giudice Nadia Dell'Arciprete della decima sezione civile del tribunale di Milano ha riconosciuto il danno non patrimoniale che la Cir avrebbe subito dalla Fininvest sul Lodo Mondadori. Tuttavia, di fronte a una richiesta di danni di 32 milioni di euro (più 60 milioni per interessi e spese legali) da parte della Cir, il tribunale di Milano ha fissato il risarcimento in soli 246mila euro.
Si è conclusa così, in primo grado, la causa civile civile 'bis' con cui la Cir della famiglia De Benedetti aveva chiesto alla Fininvest di Silvio Berlusconi il risarcimento di altri 32 milioni di euro per danni non patrimoniali per la vicenda del Lodo Mondadori, ai quali, secondo i legali della Cir, ne andavano sommati altri 60 circa per interessi e spese legali, per un totale che si avvicinava ai 100 milioni di euro. Il giudice, però, nel suo provvedimento, depositato oggi, ha riconosciuto a Cir un danno non patrimoniale per soli 246mila euro.
A Cir è stato riconosciuto soltanto il danno non patrimoniale «da lesione del diritto costituzionalmente garantito ad un giudizio reso da un giudice imparziale» e non anche quelli per le «ricadute negative sulla immagine» o per lesione «dell'onore e della reputazione» o per la «presunta caduta del titolo» in Borsa.
MARINA BERLUSCONI - «Anche all'ingiustizia c'è un limite. Ma l'ingegner De Benedetti e la Cir, ormai abituati a far quadrare i conti a spese della Fininvest, hanno voluto provarci di nuovo. Stavolta gli è andata male». Così Marina Berlusconi ha commentato la decisione del Tribunale di Milano nella causa civile 'bis' sulla vicenda del Lodo Mondadori.
Nel suo affondo la presidente di Fininvest e Mondadori definisce il risarcimento: "Un'elemosina peraltro non dovuta, perche' noi a De Benedetti non avremmo mai dovuto pagare neppure un euro. Ma certo la sproporzione fra quanto richiesto e quanto il Tribunale ha stabilito e' talmente grande che dovrebbe far riflettere anche i piu' faziosi. Perche' la dice lunga su tutta la vicenda processuale del Lodo, che si regge su pretestuosita', arroganze, totale infondatezza delle pretese. E il fatto - conclude - che troppo spesso De Benedetti abbia trovato un uditorio disposto a dargli ragione rappresenta un'altra grave ferita per la verita' e la giustizia di questo Paese".
CIR - L'importo di 246mila euro riconosciuto a Cir dal Tribunale di Milano per danni non patrimoniali nel Lodo Mondadori è «largamente inadeguato rispetto al gravissimo illecito subito e all'entità delle conseguenze pregiudizievoli che ne sono derivate». Lo afferma la società di De Benedetti riservandosi di ricorrere in Appello.
«Nella sentenza odierna il giudice, pur avendo accolto la domanda di Cir e riconosciuto l'esistenza del danno non patrimoniale determinato dalla lesione del suo diritto a un giudizio imparziale, ha liquidato detto danno per un importo pari a 246.000 che Cir e i propri legali giudicano largamente inadeguato rispetto al gravissimo illecito subito e all'entità delle conseguenze pregiudizievoli che ne sono derivate a carico della vittima - si legge in una nota della gruppo della famiglia De Benedetti -. Il giudice ha inoltre respinto la domanda riconvenzionale proposta da Fininvest contro Cir. La società si riserva di ricorrere in Appello» Il giudizio odierno, ricorda la società, fa seguito a quello sui danni patrimoniali concluso circa due anni fa con la sentenza della Corte di Cassazione favorevole a Cir.
LA VICENDA - Il procedimento era stato avviato a dicembre del 2013 in seguito al deposito di un nuovo atto di citazione con cui i legali di Cir hanno chiesto al gruppo dell'ex Cavaliere la liquidazione dei danni non patrimoniali quantificati «in misura non inferiore a 32 milioni» più altri 60 per interessi e spese legali. La richiesta era stata avanzata dopo che la Cassazione, nel settembre 2013, nel condannare definitivamente la Fininvest a versare 494 milioni all'editore del gruppo Repubblica-Espresso per i danni patrimoniali, aveva demandato ad altro giudice la liquidazione di quelli non patrimoniali.
E ciò per via della «lesione del diritto ad un giudizio reso da un giudice imparziale» sulla scorta dell' ormai definitiva constatazione, sia in sede penale che civile, dell'accertamento di «un plurioffensivo fatto di corruzione». E cioè la tangente di circa 400 milioni di lire versata al giudice Vittorio Metta, l'estensore del verdetto della Corte d'Appello civile di Roma che nel 1991 ribaltò l'iniziale lodo arbitrale favorevole a De Benedetti consegnando la casa editrice Mondadori a Silvio Berlusconi.