Gli alunni hanno chiesto un’opinione a un esperto in materia, Fabio Grassi, psicoterapeuta-psicologo dello sport e allenatore Uefa B che ha lavorato per diversi anni per Atalanta, Milan e Monza.
"Negli ultimi 30 anni ho avuto la fortuna di crescere insieme ai ragazzi dei più importanti settori giovanili professionistici italiani e stranieri con esperienze formative indimenticabili soprattutto all’estero dove la cultura, l’educazione e l’avvicinamento allo sport, al calcio nello specifico, è vissuta a misura di bambino. Ho assistito in giro per l’Europa a finali di tornei internazionali, di ragazzini di 8-10 anni, di società professionistiche con genitori a bordo campo, senza recinzioni, che mentre i bambini giocavano consumavano il pranzo seduti sotto gazebi rudimentali autocostruiti oltre il perimetro di gioco".
In Italia? "Negli ultimi anni, in perfetta linea con l’evoluzione, o forse sarebbe meglio dire l’involuzione della nostra società, stiamo assistendo ad un decadimento culturale impressionante. Le partite sono pilotate fuori dal campo dai genitori che urlano a squarciagola al figlio come arbitri senza alcun arbitrio, totalmente senza regole e incitanti alla scaltrezza per fregare l’altro, in alcuni casi sfiorando il rischio di arrivare alle mani per un nonnulla. Ma dove stiamo andando?".
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