
Livia Pomodoro
Milano, 16 novembre 2014 - Corrono in dieci, ma solo tre sembrano davvero in gara. È già partita la sfida per la successione al giudice Livia Pomodoro sulla poltrona di presidente del tribunale. Dal prossimo 20 febbraio, infatti, uno degli incarichi più prestigiosi dell’intero Palazzo di giustizia milanese tornerà libero. E i numerosi pretendenti al trono che l’ex numero uno del tribunale dei minori lascerà vuoto per raggiunti limiti di età, si sono già fatti avanti. Dieci le domande presentate al Consiglio superiore della magistratura (Csm), ma alla fine potrebbero essere solo tre le toghe realmente in corsa per una volata fatta in casa: il presidente del tribunale dell’impresa Marina Tavassi, il numero 2 dell’ufficio gip Claudio Castelli e l’attuale “vicario” del tribunale Roberto Bichi, presidente della prima sezione civile e braccio destro di Pomodoro. Gli altri sette iscritti alla corsa sembrerebbero avere chanche minori, per ragioni diverse. Il giudice Ezio Siniscalchi, per esempio, lungo passato a Milano e ora presidente del tribunale di Bergamo, ha già compiuto i 70 anni: troppo anziano. I giudici Gianfranco D’Aietti, Massimo Terzi e Giovanni Spinosa, presidenti di tribunale a Sondrio, Verbania e Teramo, proverrebbero da realtà troppo periferiche. Il consigliere di cassazione Angela Tardio non avrebbe esperienze direttive importanti, mentre il giudice Annamaria Gatto, presidente della quinta sezione penale e coordinatrice del settore penale del tribunale, potrebbe essere la vera outsider.
La presidente della sezione società del tribunale milanese Elena Riva Crugnola, altro curriculum pesante e tra i nomi storici di Magistratura democratica (Md), stando ai retroscena sarebbe sfavorita dall’intenzione delle correnti di sinistra all’interno del Csm di puntare sulla candidatura di Claudio Castelli. Sessantuno anni che nessuno ha il coraggio di dargli, Castelli è stato in gioventù pretore d’assalto, poi membro del Csm, da sempre tra i leader di Md ma anche braccio destro del ministro di Giustizia Clemente Mastella ai tempi del governo Prodi. Unicost, correntone di centro, gli opporrà la candidatura di Marina Tavassi: formazione bocconiana, fine giurista in materia di marchi e brevetti, numero uno del tribunale dell’impresa e stimata anche da Magistratura indipendente (Mi), la corrente più a destra nell’organo di autogoverno delle toghe. Se però il Csm non dovesse trovare una maggioranza ampia su uno di questi due nomi, allora potrebbe spuntarla il terzo concretamente in gara: il giudice Roberto Bichi. Attuale numero due della Pomodoro, 62 anni, area moderata ma senza militanza di corrente, nel caso di impasse rappresenterebbe una scelta sicura e apprezzata, in continuità con l’attuale gestione.
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