
Francesco Alberoni
Si è spento a Milano, la sua città d’adozione, dopo una vita di studi, sempre innovativi, sempre un passo avanti. Francesco Alberoni - morto all’età di 93 anni al Policlinico - ha studiato per tutta la sua vita professionale l’innamoramento e le dinamiche che regolano l’amore. Ma non solo: è stato il primo studioso italiano a scrivere di sociologia dei consumi e a indagare il fenomeno allora nascente del divismo tanto da essere considerato il più importante studioso internazionale dei “movimenti collettivi”.
Dopo i primi anni a Piacenza, la laurea in medicina a Pavia, gli studi in psichiatria e in statistica, l’arrivo precoce nella metropoli, dove compì i primi passi nella psicanalisi e nella teoria dell’informazione. All’Università Cattolica di Milano diventò presto assistente di padre Agostino Gemelli, compiendo importanti ricerche nel campo della probabilità soggettiva. Libero docente in psicologia (dal 1960) e in sociologia (dal 1963), sempre alla Cattolica, nel 1963 pubblicò “L’élite senza potere” (Vita e Pensiero), una ricerca sociologica pionieristica a livello nazionale e non solo sul divismo.
Una curiosità molto milanese, la sua, che nel 1979 lo portò a pubblicare il saggio “Innamoramento e amore” (Garzanti) che, tradotto in 24 lingue, ha avuto un tale successo da farlo diventare a livello mondiale il sociologo della fenomenologia dell’amore, l’indagatore dei misteriosi meccanismi per cui nasce il legame tra due esseri che si scelgono. Anche la sua carriera accademica parla molto meneghino: dopo gli anni alla Cattolica, è passato all’insegnamento di Sociologia all’Università Statale di Milano e, dopo una parentesi come rettore a Trento, ha guidato, sempre in qualità di rettore, dal 1997 al 2001, anche la Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm.
"Con Francesco Alberoni se ne va un grande intellettuale e un grande sociologo, i suoi studi sull’amore sono stati un contributo prezioso per tutta la Nazione. Buon viaggio Francesco" scrive su Facebook il ministro del Turismo Daniela Santanchè. "Ci ha lasciato un grande sociologo, un grande scrittore, ma soprattutto un grande uomo che mi ha onorato fino all`ultimo della sua amicizia - scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa -. Un uomo che ha sempre saputo cogliere l’evoluzione della società e l’ha raccontata con quella semplicità ed efficacia che lo hanno fatto diventare di famiglia per tanti italiani. La sua vicinanza a Fratelli d’Italia (con cui è stato candidato, non eletto, alle Europee del 2019, ndr) e la sua sincera stima per Giorgia Meloni sono stati importanti per la crescita del centro destra in italia. Al figlio Paolo e agli altri suoi figli e affetti, la mia vicinanza".