Licenziato senza avere un contratto, fattorino di Glovo fa causa: assunto

Illegittima l’interruzione di un rapporto di lavoro che non è da dipendente, ma con ritenuta d’acconto

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"Una vittoria su tutta la linea". Il commento soddisfatto dell’avvocato Massimo Laratro del collettivo Deliverance Milano dopo la sentenza di lunedì emessa dal Tribunale del Lavoro di Milano che ha dichiarato illegittimo il licenziamento di un fattorino di Glovo ordinandone il reintegro. Di più: al lavoratore è stata riconosciuta l’applicazione dell’art. 2 del decreto legislativo 812015 introdotto col Jobs Act con le piene tutele del lavoro subordinato quanto a retribuzione ed applicazione del contratto collettivo nazionale del Commercio. Le motivazioni verranno rese note fra 60 giorni. La vicenda inizia un anno fa quando il rider del colosso del food delivery – un migrante 30enne che si chiama Ezechiel R. - è stato licenziato per giusta causa a seguito di contestazioni disciplinari. "Sebbene non fosse un lavoratore subordinato, ma in ritenuta d’acconto lo si è accusato di una presunta assenza ingiustificata. Ovviamente noi abbiamo impugnato il licenziamento, chiedendo che fosse accertata la natura subordinata del rapporto", spiega il legale dello studio associato Pironti Laratro. Il verdetto del Tribunale del Lavoro è stato decisamente favorevole.

"In sostanza il giudice, oltre a dichiarare che il licenziamento era illegittimo, pur non qualificando il rapporto di lavoro del nostro assistito come subordinato di fatto ne ha riconosciuto integralmente le tutele, con il reintegro in azienda e stabilendo l’applicazione del Ccnl del Commercio al sesto livello, pari a una retribuzione di 1.400 euro per 14 mensilità, oltre al diritto a ferie, malattia, permessi, Tfr. In più ha condannato la società al pagamento degli stipendi dell’anno non lavorato. Non è la prima sentenza di questo tipo (ce ne sono state tre o quattro) ma è un segnale importante perché conferma la volontà di riconoscere ai lavoratori del food delivery le tutele del rapporto subordinato" rimarca il legale. "Posto che per noi il lavoro del rider in regime di eteroorganizzazione è lavoro subordinato, e che questo andrebbe riconosciuto nella sua fattispecie non soltanto con la disciplina ma attraverso anche la riqualifica del rapporto di lavoro, raccogliamo con soddisfazione la sentenza. È una vittoria importante che sancisce un avanzamento oggettivo e materiale nelle condizioni di lavoro del rider, che grazie a questo verdetto, esce dal ricatto del cottimo, riottiene il lavoro e l’equivalente dell’anno non lavorato, lavoratore che porta a casa tutto il pacchetto di tutele completo, avendo diritto a ferie, malattia, Tfr e uno stipendio finalmente dignitoso di 1.400 euro al mese, che apre potenzialmente la strada ad una prateria di diritti per tutte le lavoratrici e i lavoratori, di questo e di altri settori" commenta il collettivo Deliverance Milano in una nota. "La battaglia per i diritti non riguarda solo i fattorini del food delivery ma anche i lavoratori digitali delle piattaforme che in prospettiva aumenteranno enormemente e rischiano di trovarsi privi di tutele. Peccato che dopo tanti annunci il tavolo sulla questione dei rider sia in pratica morto" chiarisce l’avvocato Laratro.

 

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