"L’etica del fare con fatica e verità me l’ha regalata la mia Milano

È amata dal pubblico Francesca Bonaita protagonista della rassegna dedicata ai mecenati in contemporanea con la mostra alle Gallerie d’Italia. Primo appuntamento domani alle 11 a Palazzo Marino

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di Grazia Lissi

Alla Sala Alessi di Palazzo Marino una rassegna dedicata ai mecenati della musica per la mostra "Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi" (Gallerie d’Italia fino al 26 marzo). Primo concerto domenica, ore 11, dedicato a Von Fries, il banchiere di Beethoven. In programma le due sonate che Beethoven gli dedicò e composizioni di Schubert, altro musicista con il quale il banchiere fu generoso. Protagoniste la violinista Francesca Bonaita e pianista Martina Consonni; ingresso gratuito: www.palazzomarinoinmusica.it o alla biglietteria di Gallerie d’Italia. Artista di talento, 25 anni, uno sguardo all’Europa, Bonaita racconta con empatia.

Cosa significa tornare ad esibirsi a Milano?

"Qui sono nata e cresciuta, sono invitata a stagioni importanti, come Mito, mi esibisco anche in zone limitrofe, Rho, Monza in duo con Francesca Leonardi, e a Vigevano. C’è un forte rapporto di reciprocità con la città e il pubblico di casa. L’essere in grado di suonare davvero bene per comunicare la propria intenzione artistica, saper coinvolgere l’ascoltatore come parte di una catena degli affetti, come lo definiva Platone, diventa un legame che si crea e trasmette tra il compositore, chi suona e interpreta e, chi ascolta".

Quali sono stati i momenti più importanti della sua formazione?

"Il lungo percorso didattico con il grandissimo violinista Krylov, che mi segue dall’età di 13 anni e che ha avuto come esito il conseguimento di due lauree specialistiche post diploma. A lui devo moltissimo della mia formazione artistica e internazionale, oltre che personale, nella percezione di me stessa e del mio stare sul palco, in modo che la specificità della tecnica violinistica ad altissimi livelli sia intesa come mezzo funzionale all’espressività e non all’esibizione fine a se stessa. Devo molto anche al lavoro che in anni ha accompagnato la formazione violinistica con Accardo, Pryshepenko, Chichlov, Dego, il Trio di Parma e il Trio Atos per la musica da camera. Frequento ora due Master di Perfezionamento Post graduate, con Aleksey Semenenko, alla Folkwang Universität der Künste a Essen in Germania, e con Andrey Baranov". Cosa crede di aver ricevuto dalla sua città?

"La capacità di apprezzare il cielo azzurro senza darlo per scontato e un’etica del fare, come modo per conquistare risultati con fatica e verità, senza santi in Paradiso. A Milano ho ricevuto un bellissimo Premio Grandi Guglie per meriti artistici dal Centro Studi Grande Milano". Quale luogo ha nel cuore?

"La Sala Fontana al Museo del Novecento, con la sua incredibile vista su piazza Duomo e i percorsi aerei della Struttura al Neon che l’artista realizzò per la IX Triennale, un gioco di luci che fa riflettere sulla spazialità e il dialogo tra tecnologia, arte e contemporaneità e il Caffè Fernanda, alla Pinacoteca di Brera".

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