“L’Etang” di Gisèle Vienne approda a Fog

In Triennale il lavoro della regista franco-austriaca molto apprezzata, tra teatro e danza, per il suo lavoro sul corpo umano

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di Elisa Guzzo Vaccarino

FOG a fine aprile approda con alcuni appuntamenti forti con personalità e progetti che stanno oggi in vetta al panorama delle arti contemporanee, invitati a Milano nel cuore dell’intenso programma di danza in Triennale.

Dopo La Veronal, team di punta diretto dallo spagnolo Marcos Morau, con “Pasionaria” per corpi, video e VR, dal 28 al 30 arriva il nuovo lavoro, “L’Etang”, di Gisèle Vienne (1976), franco-austriaca, autrice colta e proteiforme, regista affermata e contesa tra teatro e danza nel suo lavoro sul corpo umano in trasformazione.

“L’Etang”, lo stagno, è l’adattamento di un’opera giovanile di Robert Walser, un testo privato che lo scrittore svizzero regalò alla sorella agli inizi del Novecento; al centro un classico dramma familiare, con un ragazzino che non si sente amato dalla madre e inscena il suicidio nel tentativo disperato di riceverne l’attenzione.

Attraversando più livelli di realtà e temporalità e sfondando i limiti tra interiore ed esteriore, Gisèle Vienne indaga in profondità nelle convenzioni del teatro, della società e della famiglia, per creare una partitura vocale per attrici e marionette.

Le protagoniste di questa pièce danzata sono Adèle Haenel – vincitrice di due Premi César e interprete nel film “Ritratto della giovane in fiamme” di Céline Sciamma – e Henrietta Wallberg, abilissime in quello che è un gioco complesso di dissociazione.

Dopo la prima, il 28, le due attrici parteciperanno a un incontro con il pubblico condotto da Simone Frangi, direttore artistico di Viafarini, curatore e docente di estetica.

Intanto approda all’Out Off, sempre il 30 e sempre per il cartellone di FOG, un portfolio di performer che partecipano al progetto “Swans never die” (www.mnemedance.com) , sostenuto da più festival, Bassano, Bolzano, Gender Bender di Bologna, su iniziativa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; Triennale, Università di Torino, Lavanderia a Vapore, Teatro Grande di Brescia sono della partita; tutti sedotti da quel cammeo piumoso nato dalla fantasia di Mikhail Fokin per la divina Anna Pavlova nel 1905, “La morte del cigno”, il suo biglietto da visita, la sua fonte di successo sicuro in ogni tour. Come celebrare questo solo epocale?

All’Out Off si vedrà il cigno di Fokin nel corpo di Virna Toppi, bionda ballerina della Scala, che chiude il programma, ma prima di lei mostreranno le loro dediche al passato due danzatrici contemporanee: Camilla Monga, che si è formata alla Paolo Grassi e a Bruxelles e ha lavorato con Virgilio Sieni, in un pregevole solo rotondo e giratorio “Swaën”, e Chiara Bersani, notissima per il suo pluripremiato “Unicorn” con una performance ironicamente orientalista, “L’animale”, tra decori di perline e strida di cigno.

Due cigni maschi, Antonio Tafuni e Nagga Baldina, fratelli diversi, tra abbracci e conflitti, sono gli interpreti scelti per “Open Drift” da Philippe Kratz, danzatore in Aterballetto e coreografo anche per la Scala.

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