L’eleganza del riciclo Dai sacchi di plastica all’abito “Altamarea“ E l’idea sfilerà a Londra

L’arte del Caterina da Siena che ha creato dagli scarti quaranta outfit. Carta e copertine di quaderni diventano farfalle per esorcizzare il lockdown.

di Simona Ballatore

Si chiama “Altamarea“, richiama le onde con i suoi colori azzurri e bianchi, ma è un abito realizzato completamente con la plastica. "Un invito a rispettare l’ambiente anche attraverso una moda sostenibile, che non sia usa e getta, ma che sappia trasmettere eleganza anche riutilizzando scarti", spiegano dall’istituto Caterina da Siena di Milano che ha partecipato al progetto e concorso internazionale di moda sostenibile “Junk Kouture“, rivolto alle scuole e ai ragazzi dai 13 ai 18 anni, portando ben 40 outfit. In semifinale ne sono arrivati quattro e uno - Altamarea, appunto - si è guadagnato il pass per la finalissima: a ottobre sfilerà a Londra.

Memore del successo di un anno fa, con un abito firmato “Caterina da Siena“ che è arrivato ad Abu Dhabi, gli studenti di terza, quarta e quinta hanno accolto la sfida rilanciata dalla professoressa Antonella Conte e dalla preside Anna Patrizia Nava: "Anche quest’anno la manager Brona Dowling ci ha seguito in questo lungo percorso e i ragazzi si sono messi in gioco con diversi materiali, lasciandosi ispirare dalla natura e scegliendo per ciascun abito una colonna sonora", spiega la professoressa Conte.

"Siamo partiti da sacchetti di plastica, tagliati in forme geometriche e cuciti insieme a macchina, accostando i due colori per ricreare l’effetto delle onde del mare. Ci siamo divisi i compiti, dal disegno alla progettazione di figurini", spiegano le artefici, Anna, Giulia e Beatrice, pronte a volare a Londra dal 10 al 13 ottobre. Il loro mare è accompagnato da “Moves Like Jagger“ dei Maroon 5. È del Caterina da Siena anche l’abito “Madre natura“ realizzato intrecciando legnetti, pigne, materiali riciclati. In semifinale è arrivato anche “Bloody doll“: "Per realizzare il nostro abito abbiamo pensato al tema del maltrattamento degli animali, utilizzando materiali di riciclo come vecchie scarpe, una catena e una gabbia realizzata in ferro", spiegano Paola Fragori e Amanda Soncini. Anna Liz ha realizzato con Sofia e Elisa l’abito “Butterfly“: "La farfalla mi dà un senso di libertà. E il lockdown mi ha fatto capire quanto importante sia la libertà, un bene davvero prezioso", racconta Anna Liz, che ha creato le farfalle a mano, riciclando carte e fogli di plastica, copertine dei quaderni e bottiglie, colorate con le tempere.

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