
di Marianna Vazzana
Si definiscono “Vetraie ribelli“ perché hanno creato la loro fornace tutta al femminile, a Murano, conquistandosi un lavoro che il pregiudizio vuole ancorato al mondo maschile. Mariana Oliboni, di 31 anni, e Chiara Taiariol, di 34, si sono conosciute da adolescenti al liceo artistico Caravaggio nella zona di via Padova, poi hanno preso strade diverse e ora si sono ritrovate nella Laguna veneta, dove danno vita a sculture di vetro e sperimentano. "La nostra fornace si chiama El cocal glass studio. Cocal è ‘gabbiano’ in veneto: ruba il cibo ai turisti, è agguerrito ma soprattutto lega il cielo e il mare. Così è il nostro spirito", spiega Mariana, che è nata in Brasile e che si è trasferita a Milano con la famiglia quando aveva nove anni. Dopo il diploma a Milano ha studiato Scenografia a Torino e Trucco ed effetti speciali al Teatro alla Scala. Chiara, invece, italo-americana, dopo aver vissuto in Brianza e aver studiato a Milano, specializzandosi in pittura all’Accademia di Brera, si è trasferita prima in Australia e negli Usa, poi a Murano, quattro anni fa. "Da quindici anni - racconta - modello il vetro. Lavoravo in una vetreria ma durante il lockdown ho perso il lavoro. Purtroppo, è un settore in crisi. Allora ho pensato fosse arrivata l’occasione di realizzare il mio sogno: aprire un laboratorio artistico tutto mio". Sei mesi fa il sogno si è realizzato, con la prima fornace tutta al femminile di Murano. Oltre all’amica Mariana è affiancata da Veronica Cavalier e Natalì Nikolova, bulgara. "E’ difficile trovare lavoro in una fornace, soprattutto se si è donne - sottolinea Chiara - lavorare il vetro è ritenuto un mestiere maschile, perché ci vuole forza. Ma noi dimostriamo che insieme possiamo arrivare dove vogliamo e che è la passione il motore di tutto. Che non esistono lavori solo maschili o solo femminili".
E così vanno avanti, creando statue e oggetti, collaborando con designer e studi. Non solo: Mariana, che è pure musicista, ha unito l’arte del plasmare il vetro a quella di creare musica elettronica, dando vita a strumenti musicali che mescolano la storia e la modernità. "Mi sono ispirata alla Glass armonica di Benjamin Franklin, che fa nascere musica da ciotole di vetro. Anche Mozart e Beethoven hanno scritto melodie per questo strumento", evidenzia Mariana, mostrando fiera la sua batteria di vetro e uno strumento a percussione africano. "La mia idea è unire i suoni del vetro con quelli elettronici. Ho campionato vari suoni, tra cui quello del forno e del vetro che va in frantumi, per creare basi musicali". Per qualche giorno, la loro arte si può ammirare anche a Milano in occasione della Milano glass week. Basta andarle a trovare in piazza Gae Aulenti.