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Cronaca

Lavoratori introvabili, danno da 44 miliardi e Sud penalizzato

Colombo Clerici* Mancano non soltanto tecnici e specialisti, ma anche manodopera non qualificata, lamentano gli imprenditori del settore imprese e...

Colombo Clerici* Mancano non soltanto tecnici e specialisti, ma anche manodopera non qualificata, lamentano gli imprenditori del settore imprese e...

Colombo Clerici* Mancano non soltanto tecnici e specialisti, ma anche manodopera non qualificata, lamentano gli imprenditori del settore imprese e...

Colombo Clerici*

Mancano non soltanto tecnici e specialisti, ma anche manodopera non qualificata, lamentano gli imprenditori del settore imprese e servizi. Lo certifica l’Istat con le stime preliminari sul terzo trimestre 2024 del tasso di posti vacanti, per le imprese dell’industria e dei servizi e anche per il sottogruppo di quelle con almeno 10 dipendenti. Il tasso di posti vacanti destagionalizzato, per il totale delle imprese con dipendenti, rimane invariato al 2% come nel trimestre precedente. In particolare: per il totale, contribuisce la stabilità dal lato dei servizi (fermi al 2,1%) e la variazione negativa di 0,1 punti percentuali dell’industria (che si attesta all’1,9%). Per le imprese con almeno 10 dipendenti, il tasso di posti vacanti è fermo all’1,7%, come sintesi della diminuzione nell’industria e dell’aumento nei servizi di pari entità (rispettivamente -0,1 e +0,1 punti percentuali). Ciò si traduce in 170.000 posti di lavoro vacanti. Nel 2023 quasi il 70% delle imprese ha incontrato significative difficoltà a reperire personale. Completa l’analisi il Sole 24 Ore: riportando i dati di Confindustria 2023, rileva che i profili mancanti hanno fatto perdere 44 miliardi di euro di valore aggiunto, quasi 2,5 punti di Pil. Il mismatch è dovuto a fattori strutturali quali crisi demografica e invecchiamento della popolazione, per i quali si renderà necessario attirare immigrati regolari, e sviluppo tecnico sempre più rapido. Fattori strutturali ma pure contingenti. Il costo della vita troppo alto rispetto alla produttività crea una barriera anche in zone dove vi è alta domanda di lavoro per persone che potrebbero essere disposte a trasferirsi nelle aree del nord dove la richiesta è più alta. E all’opposto, si gonfia la disoccupazione nelle aree più svantaggiate. Nel 2023 i divari territoriali sul mercato del lavoro sono rimasti molto elevati: il tasso di occupazione nel Nord (69,4%) era di 21 punti superiore a quello del Mezzogiorno (48,2%); e il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali (14%) era circa tre volte quello del Nord (4,6%).

*Presidente Assoedilizia