L’analisi dell’economista "Profitti sovrastimati e bolle che esplodono Ma il sistema è solido"

Il professor De Luca: "Errori dei banchieri vengono scaricati sui contribuenti. Così viene meno la fiducia nel sistema e il copione continua a ripetersi. Nessun parallelo con il 2008. La Borsa di Milano sta dando prova di stabilità".

L’analisi dell’economista  "Profitti sovrastimati  e bolle che esplodono  Ma il sistema è solido"

L’analisi dell’economista "Profitti sovrastimati e bolle che esplodono Ma il sistema è solido"

di Andrea Gianni

"Gli errori dei banchieri, come dimostra il caso Credit Suisse, vengono scaricati sulle spalle dei contribuenti. Nessuno paga e l’azzardo morale resta sostanzialmente impunito, creando così un enorme problema di fiducia nel sistema". Il professor Giuseppe De Luca, docente di Storia economica all’Università Statale di Milano, fa una riflessione amara analizzando gli scenari globali e le possibili ripercussioni su Milano e sull’Italia.

Il nostro sistema è in crisi?

"Il contesto europeo è più protetto e, in questo momento, non dovrebbero esserci ripercussioni sistemiche legate a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti o in Svizzera. Anche se la caduta di Credit Suisse, pur arrivando dopo anni di performance negative, non è un fattore ininfluente. I dirigenti della banca hanno commesso errori importanti, l’istituto si è trovato invischiato in conflitti legali. Di diversa natura è invece la crisi della Silicon Valley Bank e degli istituti statunitensi più legati al business di startup e bitcoin, in un sistema sottocontrollato, frutto della deregolamentazione avviata da Trump. Non vedo un rischio contagio in Italia, ma una conseguenza importante di queste situazioni è una perdita di fiducia dei cittadini nel sistema".

Perché?

"Il copione continua a ripetersi. Gli istituti vengono salvati dalle autorità centrali, quindi con i soldi dei contribuenti. I banchieri non pagano per i loro errori, e possono continuare a peformare perché restano impuniti. Viene meno, quindi, la fiducia dei cittadini nella banca, con l’aggiunta che siamo di fronte ad azioni che sembrano connotate da un’improvvisazione totale. Gli istituti, con fusioni e acquisizioni, diventano sempre più grossi. Quando si gonfiano a dismisura è possibile farli fallire? Chi acquisirà Ubs, se in futuro dovessero esserci problemi?".

Vede un possibile parallelo con la crisi del 2007-2008?

"Derivano entrambe da un abbassamento della guardia, ma questo mi sembra l’unico possibile parallelo. In quel caso la cartolarizzazione aveva invaso le pance di tutti gli istituti, in questo sono invece in gioco altri fattori. Ora, però, bisogna agire con prudenza".

I colossi tecnologici hanno avviato piani di tagli del personale a livello globale, che stanno facendo sentire i loro effetti anche sull’occupazione a Milano. È una bolla che esplode o un assestamento del sistema dopo la crescita?

"Di sicuro le aspettative di reddito e di produttività economica del settore sono state sovrastimate: proprio grazie a questa enfatizzazione sono stati raccolti capitali e sono stati attirati gli investitori. Questi possono essere anche i settori del futuro, ma aprire una startup non equivale alla scoperta dell’oro. Il mercato così si scalda, si gonfia e poi si ridimensiona. Esplodono le bolle e arrivano i licenziamenti. È un monito da tenere presente anche per la green economy, che viene ampiamente sostenuta da investimenti e fondi pubblici senza per ora promettere rendimenti stratosferici. Poi c’è un altro fattore in campo".

Quale?

"In alcuni settori, anche i più avanzati, l’intelligenza artificiale e le tecnologie digitali comportano una riduzione del bisogno di personale".

Milano, capitale finanziaria d’Italia e uno dei maggiori poli europei, che ruolo può giocare in questo scenario?

"La Borsa di Milano è all’interno di una rete importante, e i valori dimostrano una certa stabilità. In questo momento Milano può giocare un ruolo di garanzia e mantenere la sua importanza a livello europeo".

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