
Una fabbrica abbandonata a Lambrate (Newpress)
Milano, 31 marzo 2016 - Un quartiere a due facce, quella nuova che ha i colori e i sapori dell’East market, le forme del design, i negozi vintage e le migliori gallerie di arte contemporanea, come quella di Massimo De Carlo. E poi c’è un passato industriale che ha lasciato grandi architetture, enormi strutture di fabbriche che oggi, però, sono state abbandonate e poi dimenticate. È la doppia anima di un quartiere storico, Lambrate, che di comune alla prima periferia di Milano, conserva ancora quell’anima genuina di paese, ma che fatica a gentrificarsi. Lambrate come l’East London. Ci si prova, con le idee e con le associazioni culturali, con i sabati di via Ventura e con gli spazi da noleggiare ai creativi, ma ci sono realtà ingombranti con cui scontrarsi che riescono ancora a spegnere i sogni. Via dei Canzi, via Trentacoste, via Cima e via Rubattino, al civico 4.
Scheletri di fabbriche semidiroccate, colonizzate da arbusti, dormitori improvvisati di sbandati e immigrati, spesso irregolari, che trovano riparo per qualche notte, in queste fatiscenti strutture dismesse. Le trasformano in accampamenti di fortuna e dormono accanto a montagne di spazzatura. Valigie svuotate, scarpe vecchie e vestiti laceri, borse frutto di scippi e poi lasciate lì a terra. File di biciclette, evidentemente rubate, che aspettano di essere rivendute, carcasse di motorini e pezzi di ricambio di auto. Accanto a questa immondizia ci sono materassi, fornelletti alimentati da bombole e acqua che fuoriesce continuamente da gomme che si allungano da allacciamenti abusivi, usate come docce. Uno scempio. Un insulto a chi lì ci abita e tenta di far risalire la china a un quartiere che avrebbe davvero tutte le carte in regola per diventare quello a cui aspira da tempo: una zona alternativa di design contemporaneo, (in occasione del salone del mobile, già lo è, da quando una società olandese gestisce l’area in concomitanza con l’evento) o comunque un incubatore di sperimentazione culturale, davvero molto simile all’East London. E questa lotta al riscatto la stanno portando avanti i residenti, scrivendo esposti e petizioni perché quelle aree vengano liberate e pulite. Perché in viale Rimembranze di Lambrate non ci siano più bivacchi estemporanei di abusivi. Un esposto e sei denunce formalizzate solo negli ultimi tempi da Roberta Borsa, che di Lambrate conosce la storia, ci abita da trent’anni. Perché quelle fabbriche dismesse, che chiedono un progetto di recupero, per ora sono solo terreno fertile di delinquenti.
Cinque furti solo a cavallo dei giorni di Pasqua. «Uno in una galleria in cui hanno portato via undici quadri, ma è solo l’ultimo di una lunga serie, tutti denunciati», dice la donna. E anche la politica è scesa in campo per aiutare i residenti. Edoardo Brunetti di «Noi per Milano» chiede al Comune: «Perché non si espropriano queste aree? È possibile farlo per motivi di sicurezza. Perché non ci sono progetti di recupero?».