
di Nicola Palma
Ci erano quasi arrivati. Avevano i faccendieri con gli agganci giusti. Il mediatore dalla loro parte. E un emissario di un colosso dell’energia pronto ad ascoltarli e agire di conseguenza. Peccato che gli uomini del boss Luigi Mancuso si siano persi sul più bello, mettendo in campo un’azienda che non aveva né il nome né la necessaria solidità finanziaria per dar vita a una joint venture pronta a conquistare il mercato del carburante in Calabria. L’esito fallimentare della trattativa tra la ’ndrina di Limbadi e il rappresentante di un importante gruppo dell’ex blocco sovietico è contenuto nelle tremila pagine di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro che due giorni fa ha portato in carcere 15 persone, compresi i due broker milanesi Francesco Saverio Porretta e Irina Paduret. Dopo i contatti datati novembre 2018 tra la coppia di faccendieri e l’imprenditore Giuseppe D’Amico, titolare della ditta Dr Service, i primi giorni di gennaio 2019 servono a preparare il terreno all’arrivo del kazako A.M., che il 18 atterra a Lamezia Terme: agli interlocutori si presenta come manager di KazMunayGas, gigante che rappresenta nel mondo lo Stato del Kazakistan nel settore dell’esportazione, produzione e trasporto di idrocarburi e che tra 2007 e 2009 ha acquisito il 100% della romena Rompetrol. A.M. spiega che KazMunayGas punta tramite Rompetrol a "espandere i propri interessi in Italia", Paese in cui ha come referente F.M., figlio di un ex politico coinvolto negli anni ’80 in una storia di tangenti. L’uomo parla con D’Amico in un ristorante di Vibo Valentia: al tavolo ci sono anche Porretta e "zio Luigi" Mancuso.
Il kazako si alza di frequente per andare a telefonare: si scoprirà in un secondo momento che sta aggiornando in diretta i suoi superiori sull’evolversi del colloquio. Un colloquio che verte su un progetto: far sbarcare Rompetrol nel Belpaese utilizzando una società già affermata sul territorio e soprattutto dotata "di depositi e distributori" di benzina. Quella della disponibilità di strutture pronte all’uso è la conditio sine qua non per portare a termine l’affare. E alla fine si rivelerà l’ostacolo principale "alla realizzazione delle partnership e al decollo dell’operazione". Sì, perché pian piano viene fuori il bluff della Dr Service di D’Amico, che ha numeri decisamente inferiori a quelli decantati in un precedente incontro dalla nipote di Mancuso, Silvana. Gli emissari del kazako sanno bene con chi hanno a che fare, ed evidentemente non vogliono rinunciare a quell’alleanza, pur consapevoli dell’inconsistenza della ditta: "Molto potere avete qui... dei vostri contatti... del vostro... ovvio... In Svizzera stiamo cercando altri contatti per realizzare lo stesso risultato... quindi non è che ci fermiamo... ovvio se riusciamo a chiudere con voi...". In Calabria è atteso, secondo quanto si dicono gli indagati intercettati, pure il presidente della Rompetrol, che però non si presenta: il kazako A.M. dice che è stato trattenuto in Romania da altri impegni. Il motivo reale del forfait emergerà solo dopo, durante un dialogo captato in un locale di Porta Venezia tra Porretta, l’uomo del clan Antonio Prenesti e D’Amico: il numero uno dell’azienda era già a Roma, ma è stato bloccato dal suo rappresentante dopo i primi problemi emersi con la Dr Service. Problemi insormontabili.