Lainate (Milano), 7 dicembre 2024 – Ricorda poco di quella sera, Luca Castiglioni, 24enne di Lainate. Ma per la prima volta qualcuno gli ha chiesto di raccontare. E lo ha ascoltato. “Sono passato a prendere un amico e siamo andati a casa di N., la festeggiata, abbiamo ballato, bevuto, poi a mezzanotte c’è stato il brindisi per gli auguri di compleanno. I miei ricordi finiscono lì e riprendono un mese dopo quando dall’ospedale di Legnano sono stato trasferito all’istituto di Bosisio Parini per la riabilitazione”.
Quel gioco fatale
Era la notte tra il 26 e 27 luglio 2019, Luca all’epoca aveva 19 anni, si era appena diplomato in informatica, aveva deciso di andare in vacanza e poi cercare un lavoro. Era alla festa di compleanno a casa di amici a Nerviano, quando uno di loro gli avrebbe proposto di fare “il gioco della ruota”, lo avrebbe preso per i fianchi fatto ruotare su se stesso di 360 gradi. Un gioco finito male, Luca sarebbe stato spinto con troppa violenza, avrebbe sbattuto la testa sul pavimento di marmo perdendo conoscenza. Per 40 giorni ha lottato tra la vita e la morte in terapia intensiva. Poi ha iniziato la riabilitazione, che va avanti ancora oggi.
Prima volta in aula
Cinque anni e mezzo dopo quella notte che ha cambiato la vita di Luca, ieri mattina davanti al Giudice di pace di Rho si è aperto il processo a carico dell’unico imputato, Marius Tiba, 27 anni di Parabiago, accusato di lesioni colpose. “Non sono più il ragazzo di prima, voglio sapere chi mi ha ridotto così - ha detto Luca al giudice con un nodo alla gola, rabbia e occhi lucidi - Grazie a Dio sono vivo. Ma non vivo più nello stesso modo, tutto è diventato difficile, non sto bene, non sono più il ragazzo di prima e me ne rendo conto. Non riesco più a fidarmi delle altre persone, ho problemi fisici”.
Il reato derubricato
Il processo penale è arrivato davanti al giudice di pace perché la Procura di Milano ha derubricato il reato da lesioni dolose a lesioni colpose a conclusione di un “processo superficiale, vergognoso”, commenta Chiara Taverna, mamma di Luca. Anche lo scorso giugno la prima udienza davanti al Giudice di pace è stata rinviata perché la Procura non aveva trasmesso i faldoni delle indagini, 800 pagine di cartelle cliniche, documenti e atti. Ma ieri mattina, finalmente, il processo si è aperto e Luca, assistito dall’avvocato Domenico Margariti, è stato ascoltato. Sono state fissate tutte le udienze fino a maggio 2025 durante le quali saranno sentiti 21 tra testimoni e consulenti. Sarà la prima volta per alcuni di loro, gli amici che erano con Luca alla festa e che in questi anni non si sono mai fatti sentire. E il 27enne di Parabiago, unico imputato.
Mamma coraggio
Il 20 dicembre toccherà a mamma Chiara che, nonostante rabbia e amarezza per quanto successo in questi anni, non ha mai rinunciato alla sua battaglia, e allo zio Francesco che quella notte fu il primo ad arrivare al pronto soccorso di Legnano dove Luca era stato trasportato in condizioni gravissime dall’ambulanza. “Speriamo davvero che si possa acclarare la verità - racconta la mamma -. Mio figlio Luca ha una lesione al cervello, ha riportato danni permanenti, la sua vita è rovinata per sempre, vogliamo sapere cosa è successo quella sera, vogliamo giustizia ma non per vendetta ma come atto dovuto a Luca e alla nostra famiglia. Per lui è stato faticoso parlare in aula, era molto agitato, ma finalmente c’è stato un giudice che lo ha ascoltato. Come ho scritto anche nella mia lettera al presidente Mattarella, io continuo ad avere una grande fiducia nelle istituzioni”. Combattiva e coraggiosa Chiara ieri mattina in aula non è potuta entrare, in quanto testimone, ma quando Luca è uscito era lì, come sempre in questi cinque anni e mezzo.