L’agenda politica che ci aspetta per la vera ripresa

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Emanuele

Salamone*

Vi è una fitta agenda da gestire di cui la classe dirigente politica (e non politica) è chiamata ad occuparsi nel prossimo futuro. Questioni di natura sociopolitica si addensano nella routine della journey politica, temi quali la proroga dello sfoltimento dei provvedimenti di “ristoro”, la gestione della pandemia con il potenziamento delle vaccinazioni, la macchina scolastica fino al trasporto pubblico condensano e stratificano i movimenti della macchina burocratica. L’intervento del pubblico apparato è però chiamato a fronteggiare ulteriori questioni, basti evocare il reddito di cittadinanza, la riforma della giustizia, quota 100, tutte grandi scommesse politiche ancora aperte.

A rendere più complessa la gestione dell’agenda c’è certamente l’attuazione del Pnrr, tema che gode oggi di centralità massima e sforzi particolari per rendere performante, quanto più possibile, un piano dove l’Italia rischia di giocarsi il peso e la credibilità internazionale. Su queste stesse pagine l’economista Alessia Potecchi sottolineava, un paio di giorni fa, l’imminenza della transizione ambientale e della digitalizzazione, arrivando a temi come l’inclusione e l’equità sociale, che dal suo punto di vista lei indicava come la via per l’evoluzione e lo sviluppo di una città, come Milano, che si sta avviando alle elezioni amministrative. Ma al di là delle valutazioni contingenti, e delle idee politiche del singolo, è fuor di discussione che occorra investire con programmi seri per non vanificare l’accenno di ripresa economica cui tutti noi stiamo assistendo in questi giorni.

Le proiezioni di crescita appena pubblicate dall’Ocse sono ampiamente ottimistiche per le economie avanzate, L’attività prevista dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico raggiungerà i livelli previsti prima della pandemia già alla fine del 2022. Ovviamente la ripresa economica è ancora disomogenea e non tutti i Paesi potranno posizionarsi nella fascia alta del grafico che prevede già per quest’anno un Pil mondiale in crescita del 5,7%, mentre l’anno successivo con un aumento del 4,5%.

Niente male le previsioni di crescita dell’Italia, che vedrà un Pil al 5,9% nel 2021, un risultato addirittura migliore di quello medio dell’Area Euro, stimato con una crescita del 5,3%. Inevitabile immaginare che la chiave della buona performance sia da indagare all’interno dei sistemi di interazione tra pubblico e privato, che le logiche di confronto si adeguino a nuovi standard di comunicazione immaginando nuovi paradigmi di cooperazione e interdipendenza tra stato e aziende.

* Salamone & Partners

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