A Milano il covo dei giovani inventori di cui si parlerà in tutto il mondo

La bilancia da Nobel e il quartier generale di Cefriel: 145 giovani talenti dell’ingegneria e del design creano oggetti o li rendono intelligenti

Clara Failla con la bilancia "Milano" dal cartone al prototipo

Clara Failla con la bilancia "Milano" dal cartone al prototipo

Milano - L’ultimo “Compasso d’oro“ si chiama Milano. E ha visto la luce - dopo due anni di analisi sul campo tra Milano e New York, studi e progettazione - nel quartier generale di Cefriel, il centro d’innovazione nato nel 1988 dall’incontro fra il Politecnico, le università Bicocca, Statale e Insubria, Regione Lombardia e il mondo delle imprese. Viale Sarca, 226: tra uffici separati da vetrate, “demo room“, aule per la formazione, e laboratori blindati, lavorano fianco a fianco 145 persone tra ingegneri e designer: meno di 40 anni l’età media. Nel cuore della palazzina, una carrellata di progetti e prodotti che portano fino a “Milano“, la bilancia per la donazione del sangue che ha conquistato il premio più ambito per il design made in Italy.

«C’è il primo cestino rimodernizzato con la sensoristica che indica ad Amsa quando è il momento di svuotarlo - mostra Andrea Villa, project manager del Cefriel, cresciuto al Politecnico - ci sono sistemi per ridurre l’utilizzo di carta in azienda o per il controllo qualità delle lavastoviglie: le aziende ci sottopongono un problema e cerchiamo di risolverlo, creando prodotti o rendendo intelligenti quelli che già esistono. Come il frigo, che si va a sensorizzare per capire cosa contiene, in quali quantità e di che qualità, e come viene utilizzato per ottimizzare il consumo energetico. C’è il ’retrofitting’ del fornelletto d’hotel e col design si maschera la tecnologia.

E ci sono progetti nati con le aziende di trasporto per il tracciamento delle merci e la riduzione di danni per umidità o urti, eliminando le criticità del viaggio". O la console del trattore e il caschetto che guida l’operatore anche da remoto, per limitate errori umani e pericoli. In centro la bilancia “Milano“, dal primo modellino in cartone al prototipo progettato insieme a Delcon, azienda italiana specializzata nella produzione di dispositivi medicali e software per la filiera del sangue, e al New York Blood Center. Ha fatto il suo ingresso anche nell’Adi Design Museum di Milano. Si parte sempre da una necessità, in questo caso agevolare gli operatori del New York Blood Center, che si occupano del servizio di donazione del sangue, riducendo mal di schiena e disturbi, e agevolando l’attività.

"Siamo andati sul campo in America a osservarli – spiega Clara Failla, design practice manager – per capire come anche il design della strumentazione potesse aiutarli a risolvere anche il mal di stomaco e altri problemi determinati anche dal fatto che si piegavano troppo o facevano movimenti che potevano essere evitati. Abbiamo ribaltato l’archetipo della bilancia e pensato a una forma allungata, in verticale, e abbiamo rivisto dimensioni e trasportabilità. Mentre si lavorava all’ingegnerizzazione abbiamo sviluppato il primo modellino di carta". E sorprende il fatto che sia identico - nelle forme - al risultato finale. "È stato fatto un secondo test per finalizzare il prodotto ed è stata ridisegnata l’interfaccia per renderla più intuitiva".

Due anni di lavoro per un gruppo di designer e ingegneri del Cefriel insieme ai dipendenti della Delcom. La parte di elettronica, meccanica e design "viaggiavano" insieme, parallelamente, mentre si completava l’iter anche delle certificazioni, essendo un dispositivo medicale. Il centro di ricerca e formazione - soprattutto rivolta ai dipendenti delle aziende - fa parte anche dell’ecosistema digitale di Regione Lombardia.

Per celebrare il “mentore“ che ha avuto l’intuizione di portare il design all’interno, l’aula “della creatività“ di vale Sarca porta il nome dell’architetto Francesco Trabucco (alumno del Politecnico e tra i fondatori della sua Scuola del Design), recentemente scomparso, al quale Cefriel ha dedicato anche il Compasso d’oro. "Un ringraziamento e un pensiero particolare a chi ispirò con lungimiranza e sapienza l’integrazione tra tecnologie e design in Cefriel. Francesco ci ha insegnato molto sul piano culturale, professionale e umano", ricorda Alfonso Fuggetta, ceo e direttore scientifico del centro e docente di Informatica al Politecnico.

 

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