Laura Agnoletto
Baj
Zizí progettato da Bruno Munari e vincitore del Compasso d’ Oro del 1959, é un oggetto semplice, ma con una forte capacità di differenziarsi dai normali giocattoli di quell’ epoca. È una scimmietta di gommapiuma marrone, con un simpatico muso bianco , e uno “scheletro metallico” che le permette di contorcersi, arrampicarsi e assumere qualsiasi posizione.
É un gioco per tutti senza distinzione di genere; normalmente i giocattoli erano delle riduzioni “veristiche” o infantilizzate di mezzi meccanici come trenini, macchinine, o imitazioni egualmente veristiche di figure umane in dimensioni ridotte: bambolotti.
Ha una forte valenza relazionale perché il bambino, la bambina lo può modificare come vuole e interpretarlo come preferisce, senza che debba assumere un ruolo predefinito, al contrario di quanto succedeva sia a casa che a scuola dove i bambini e le bambine venivano educati, educate per raggiungere un certo ruolo e i giochi erano propedeutici a quei ruoli.
D’altronde Bruno Munari (1907-1998), come anche Joe Colombo e Ettore Sottsass, prima scelsero un percorso legato all’arte, ma poi se ne allontanarono convinti che i cambiamenti della società si sarebbero più facilmente realizzati attraverso “prodotti ” concreti come il design che si avvicinava non solo a nuovi pensieri, ma creava nuovi modi di vivere incidendo maggiormente sulla società rispetto all’ arte.
Progettare i giochi significa progettare il futuro di una società, quindi quando progetteremo, o anche semplicemente regaleremo, un gioco ad un bambino o a una bambina dobbiamo farlo tenendo conto dell’ impatto che questo gioco avrà sulla sua crescita.
Può sembrare strano, ma tutto parte dal linguaggio e dai giochi che un bambino e una bambina conoscono appena nati, e sia i giochi che il linguaggio ci dicono molto di una società in particolare ci dicono se una società è sessista oppure no. Quanta responsabilità implica per un o una designer progettare un gioco!
*Docente Ied