La Rassegna Itaca. Con le nuove poetiche. Jarman e molto altro

Sabato e domenica “Thinking blind“ apre le performance multimediali . La neodirettrice artistica Ivonne Capece con (S)Blocco è anche sulla scena .

La Rassegna Itaca. Con le nuove poetiche. Jarman e molto altro

La Rassegna Itaca. Con le nuove poetiche. Jarman e molto altro

Un inno alla vita, alla lotta, all’immagine. Fino all’ultimo. Nel 1993. Quando invece Derek Jarman trasforma il suo barocchismo low budget, in uno schermo fisso, monocromo: "Blue". La voce fuori campo a condividere i pensieri del regista ormai gravemente malato e quasi cieco, a causa di complicazioni legate all’Aids. Eppure, perfino in quel momento, ci si rende conto che è soltanto una questione di codice estetico. Perché la furia esistenziale, la lucidità politica, la fame (quanta fame di amore, di sesso, di tutto nel suo cinema) rimangono invariate. Un cortocircuito. Diventato ispirazione per "Thinking Blind", performance multimediale di Ivonne Capece con (S)Blocco5, sabato e domenica al Teatro Fontana. Con la neodirettrice di via Boltraffio che apre così la Rassegna Itaca dedicata a nuove poetiche e drammaturgie originali. La vita cieca. L’immaginazione che fiorisce inizialmente senza stimoli visivi, come a sviluppare una sua natura intrinseca. Neanche fosse lo spettatore una pianta infestante. Indomabile. Di quelle che il regista inglese curava sulla costa del Kent, nel suo buen retiro surreale, a due passi dalla centrale nucleare di Dungeness. "Jarman arriva al blue come uscita dalla morte inevitabile – sottolinea Capece –, dilata il suo spazio interno per dare spazio a una cosa enorme che non vede: la morte è la porta davanti a noi ma invisibile. Il lavoro parte da questo assunto: recuperare la possibilità di vedere, senza che si veda nulla perché ciò che stiamo vedendo ci occupa già tutto. Lasciarsi spazio per creare un respiro in cui trovi posto una grande visione. "Thinking Blind" è un lavoro sul corpo che scompare per appropriarsi della visibilità".

Performance da seguire in cuffia. E dalle ampie, ramificate suggestioni. Con in scena la stessa direttrice insieme a Giulio Santolini, all’interno dell’habitat visivo firmato da Micol Vighi. Partitura di linguaggi. Che sboccia in una primavera di quadri scenici che guardano alla simbologia iconica delle arti pittoriche. E per chi volesse continuare a chiacchierare di Jarman, sabato alle 17.30 ci sarà un talk dedicato al rapporto fra cinema, teatro e mondo lgbt+. Bell’inizio. Per una rassegna che prosegue poi il 28 maggio con "L’ultimo animale" di Caterina Filograno, fra le scritture meno convenzionali delle ultime stagioni. Qui a raccontare d’ingiustizia sociale e dinamiche di potere, attraverso una bizzarra vicenda di coinquiline e animali nascosti nel muro. A seguire "Materiali per la morte della zia" di Bribude Teatro: nove quadri a ragionare di quel che resta del rito funebre e delle sue derive consumistiche. Chiude Asterlizze con "Radici", riflessione su femminismo, diritti, identità.

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