Maurizio
Cucchi
In queste feste costrette mi sono comunque concesso alcune belle consolazioni. La prima a tavola, con il panettone milanese che io più amo e cioè quello della nobilissima pasticceria Viscontea di via De Amicis: un dolce così lieve e raffinato da farmi subito contento. Poi mi concedo un’ora abbondante di lettura con un celebre romanzo di Romain Gary, “La vita davanti a sé”, edito da Neri Pozza e che vi raccomando molto convinto. Me lo sono procurato, tempo fa, alla mia libreria preferita, e cioè “Il trittico” di Via San Vittore, luogo di mie esplorazioni quasi quotidiane e dove ho appena comperato una sorta di manuale di viaggio che mi permette passeggiate benché in tempo di clausura, sebbene, ovviamente, sulle pagine più che sulle strade cittadine. Parlo di “Milano passo a passo, la storia della città in 11 itinerari”, opera di Chiara De Capoa, Carlotta Collarin e Concetta Scilipoti , edizioni Hoepli.
Comincio a sfogliarlo come una guida per capire dove fare la mia passeggiata cartacea, e scelgo allora, non tanto a caso, l’itinerario del giorno e mi fiondo tutto contento in San Fedele, dove don Lisander, il volto nobilmente meditante e saggio, si impone in veste statuaria, nell’opera in bronzo di Francesco Barzaghi del 1883. Osservo una volta di più lo sguardo nobilmente meditante dello scrittore e poi mi affido con piacere alla bella scheda contenuta nel libro che ho citato e che ci ricorda che il Manzoni faceva la sua “passeggiata quotidiana, in solitaria, unico rimedio alle inquietudini”. Ma, ormai già ottantottenne, cadde proprio lì, sulle scale della chiesa di San Fedele dalla quale stava uscendo. Era il 6 gennaio del 1873, Manzoni batté il capo e il trauma lo condusse alla morte il 22 maggio di quello stesso anno. E ripensando a lui, come nostra figura tutelare, mi sento comunque un po’ protetto, tranquillizzato, e torno così, più aderente alle festività, alla mia fetta di squisito panettone.