Covid, la Lombardia non dimentica l’aiuto: "Siamo pronti a ricoverare i tedeschi"

La Moratti offre letti in reparto e in terapia intensiva al Paese nella morsa della quarta ondata del virus

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di Giulia Bonezzi

"La pandemia da Covid sta riprendendo con forza in diversi Paesi europei, tra cui la Germania. Gli ospedali tedeschi sono alle prese con una drammatica emergenza di posti letto ospedalieri, con le terapie intensive prossime al collasso", ha scritto ieri su Facebook la vicepresidente della Regione con delega al Welfare Letizia Moratti, citando gli allarmi lanciati dagli anestesisti tedeschi e dalla cancelliera Angela Merkel con parole non molto diverse da quelle che usavano i colleghi lombardi e il governatore Attilio Fontana a marzo 2020, quando la nostra regione, per prima in Occidente, fu investita dal Covid-19. Venti mesi fa gli aiuti, piccoli ma preziosissimi anche per il morale, non arrivarono in Lombardia solo dai sanitari albanesi, cubani ed evangelici americani che sfidavano il virus in ospedali da campo tra la Bergamasca, Crema e Cremona, ma anche dalla Germania, che nelle settimane dell’emergenza ricoverò nelle sue terapie intensive 42 lombardi. Cioè, da sola, più di metà rispetto agli altri 78 malati gravi, non solo di Covid, trasferiti dalla Lombardia nelle rianimazioni di altre regioni italiane attraverso la decantata centrale remota Cross (e accolti più dalla Puglia e dalla Sicilia che dal Veneto ai tempi celebrato per la gestione di un’epidemia che stava devastando, però, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna).

"Memore dell’aiuto solidale fornito all’Italia lo scorso anno - annuncia Moratti - ritengo opportuno e doveroso offrire oggi alla Germania la disponibilità ad accogliere pazienti presso le nostre strutture ospedaliere, mettendo a disposizione ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Ho chiesto alla Direzione generale Welfare di attivarsi in tal senso". Il senso è restituire il favore, ora che le parti si sono invertite e la Germania, col suo 67,7% di vaccinati sulla popolazione generale inclusi i non vaccinabili, è nella morsa del virus mentre la Lombardia, che con più di otto milioni di vaccinati a ciclo completo ha coperto l’80% di tutti i suoi abitanti, affronta anche lei la quarta ondata ma "al traino", ha sottolineato il consulente della Regione Guido Bertolaso, rispetto alla già meno grave situazione italiana: l’incidenza settimanale certificata ieri dall’Istituto superiore di sanità, benché più che raddoppiata in due settimane, in Lombardia si attesta a 88,7 nuovi contagi ogni centomila abitanti, sotto la media nazionale di 98; l’occupazione dei letti di reparto al 9,1% (in aumento dal 6,4% della settimana scorsa, ma ancora lontana dalla soglia del 15%) e quella delle terapie intensive al 3,7% (la soglia è al 10%).

"Anche questa settimana la Lombardia si conferma in zona bianca, questo dimostra che le vaccinazioni sono un’importante barriera contro il Covid", ha sottolineato il governatore Fontana, invitando comunque i lombardi "a continuare a fare attenzione e mantenere la guardia alta". Mascherine, distanziamento, igienizzazione delle mani, e vaccinazioni: ieri l’Areu ha pubblicato la manifestazione d’interesse per cercare "aree idonee a essere adibite a centri vaccinali di prossimità" anche in centri commerciali e della metropolitana, "dove c’è molta affluenza di persone", ha spiegato Fontana, da affiancare alla rete degli hub (e delle farmacie, l’elenco aggiornato è su https:farmacia-aperta.eu) che somministrano la terza dose d’antiCovid. Ieri mattina già 1,4 milioni di lombardi avevano aderito al richiamo, ha twittato la vicepresidente Moratti, con un boom di oltre duecentomila richieste tra mercoledì notte e giovedì, all’apertura del portale ai 40-50 enni (per i quali il Ministero della Salute ha anticipato il via alle iniezioni a lunedì prossimo), che ha “spinto” anche gli over 60: ieri alle 18.30 erano arrivati a 371.835 i “booster” prenotati in meno di quarantott’ore, di cui 230 mila da parte di 40-50enni. Sono in aumento anche le richieste tardive di prima dose: da lunedì superano le tremila quotidiane.

Intanto, mentre a Roma si ragiona su una riduzione della durata dei green pass e sull’estensione dell’obbligo per i sanitari anche alla dose "booster", sono arrivati a 530 i dipendenti di strutture sanitarie pubbliche lombarde sospesi per non aver fatto neanche le prime due dosi senza un valido motivo: 39 sono medici o dirigenti, 491 del “comparto” e in tutto sono 25 più della scorsa settimana, mentre sono saliti a 521 i riammessi per essersi vaccinati (sei in una settimana).

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