Diciotto squadre, 12 al Gentilino, sei sulla Darsena. "Prima della pandemia avevamo un centinaio di iscritti, adesso sono 430, che significa incontrare 430 famiglie. Lo sport è occasione", dice don Fabrizio Bazzoni che nelle sue parrocchie a due passi dai Navigli ha sviluppato il progetto “Giovani in campo“.
Si riparte dallo sport, che tanto è mancato in pandemia...
"Mi è venuto spontaneo. Giocavo a calcio, sono sempre stato appassionato di ciclismo. Lo sport unisce ed è un veicolo fondamentale per trasmettere valori educativi, per imparare a “passarsi la palla“, a gestire la rabbia, per creare aggregazione".
In piena zona movida.
"Si è sviluppata tantissimo dopo Expo. È meta turistica, ci sono tanti universitari. Ed è piena di locali. Per me è un’occasione per fare vedere la bellezza della fede, non un problema. Tengo aperta la chiesa di Santa Maria al Naviglio il sabato sera, fino a mezzanotte. Entrano centinaia di persone, chi per una foto, chi si ferma a parlare, chi chiede di confessarsi, anche dopo 30 anni... Abbiamo aperto alleanze con i locali, ci scambiamo i materiali, ci hanno prestato un deejay. Credo che dove c’è gioia di stare insieme ci sia Gesù".
Chiedono aiuto i ragazzi?
"Sì. Difficile chiedano un colloquio, ma lo fanno a modo loro. A catechismo, ai ragazzi di quinta elementare ho distribuito un foglietto chiedendo di scrivere una domanda che avrebbero voluto affrontare, anonimamente. Una ragazzina ha scritto che ha pensato più volte di farla finita e si è firmata. Più richiesta di aiuto di così? Spesso bisogna avere pazienza, dar loro fiducia. Ci sono anche tanti ragazzi di altre religioni o di famiglie non credenti. Mi è capitato più volte di invitarli per la pizza, dopo il momento di riflessione. Qualcuno resta, vuole ascoltare. Non è un parco giochi l’oratorio, c’è la linfa educativa, devono esserci ’accoglienza e ascolto". Si.Ba.