La guerra allo spaccio costa milioni di euro

Per arginare il fenomeno dopo i regolamenti di conti nei boschi si pensa di installare fototrappole e di militarizzare le aree più a rischio

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di Christian Sormani

Militarizzare i boschi della droga? La proposta arriva da Regione Lombardia dopo l’ennesimo regolamento di conti avvenuto fra l’Alto milanese ed il Basso varesotto, al confine con Uboldo, Rescaldina e Cerro Maggiore. L’ultimo uomo gambizzato ha fatto suonare l’allarme dello spaccio di sostanze stupefacenti all’interno delle aree boschive del territorio e soprattutto dalla faida in atto fra narcos nord africani che detengono ormai il monopolio della droga in tutta la zona, dal Roccolo al Rugareto. Una problematica che la regione conosce molto bene ormai da anni e che dal 2021 si è messa a gestire in modo capillare con progetti di sicurezza integrata tra Regione, Prefetture e Polizie Locali nelle aree verdi critiche. Un accordo di tal genere è stato fatto al parco Groane e al Parco Pineta e adesso la Regione punta a replicarne uno simile anche nel bosco del Rugareto, al Roccolo e a quello dei Mughetti.

Zone queste dove ormai lo spaccio delle aree verdi è fuori controllo da tempo. Si chiede quindi un intervento massiccio anche dello stato attraverso l’esercito, almeno per una azione che possa risolvere nel tempo il problema dei pusher magrebini il cui numero è letteralmente esploso negli anni. La giunta lombarda ha stanziato 3,5 milioni di euro per l’acquisto di foto trappole e telecamere per la videosorveglianza nei parchi e nelle aree protette. Questi sono dispositivi che risultano di ausilio al lavoro delle forze dell’ordine e che non basterebbero a risolvere il problema da soli. Per questo motivo dalla Regione arriva l’invito: "È necessario militarizzare le aree verdi critiche, come quella in cui si è verificata questa sparatoria, il prima possibile". Il problema è noto ma è venuto fuori da qualche mese, da quando cioè i nord africani che controllano il giro della droga hanno iniziato a spararsi fra di loro. Finora in poco meno di due mesi ci sono stati due morti ed un ferito grave, il marocchino 35enne ferito con colpi di arma da fuoco alle gambe all’interno dei boschi cerresi. Il tutto poco lontano da dove due mesi fa era stato trovato il corpo senza vita di un altro marocchino, freddato con alcuni colpi alla nuca. Segni inequivocabili di un regolamento di conti che potrebbe avere radici profonde. Chi spaccia nei boschi lo fa anche di giorno, sfidando le forze dell’ordine e lo Stato in primis. Gente sfacciata che all’interno della boscaglia costruisce bivacchi e veri e proprio supermrmarket della droga. Lo scorso 7 aprile nel parco del Rugareto era stato accoltellato un uomo. Non è poi infrequente trovare sbandati e tossici nella stazione di Rescaldina. Andando a ritroso nel tempo la situazione non è mai cambiata: nel 2019 il 54enne senegalese Abib Modou Diop, fu ucciso da un colpo di pistola.

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