Agostino
Picicco*
Con il caldo è aumentato anche il flusso dei turisti che visitano Milano e lo notiamo non tanto per le code ai musei ma dal numero di persone che attraversano la Galleria Vittorio Emanuele II, chiacchierando, facendo foto di gruppo e selfie. Già, la Galleria, il salotto di Milano: un salotto che accoglie ogni giorno tante persone sotto le sue volte e le facciate austere dei palazzi che la delimitano. Di giorno frotte di giovani l’attraversano incantati e attratti dalle vetrine delle grandi marche. Di sera più compassati signori accompagnati da eleganti signore raggiungono i rinomati ristoranti o il vicino teatro alla Scala. Mi soffermo a riflettere su questo salotto, maestoso e affascinante. Sì, svolge bene la sua funzione di accoglienza e smistamento di flussi di visitatori e turisti che poi raggiungono la vicina Brera o il Castello Sforzesco o le vie dello shopping e della movida. Offre il suo scenario per le foto di rito e dà l’idea della vivacità e della multiculturalità tipiche di Milano. Ma un salotto è anche luogo di permanenza per quelli “di casa”, insomma per i milanesi. Proprio costoro sembrano più assuefatti alla bellezza e all’imponenza del luogo. Non lo ammirano più con l’occhio incantato (avrei voluto dire innamorato) della prima volta, non lo cercano più, lo attraversano fugacemente se proprio hanno commissioni da svolgere in centro, talvolta infastiditi dai turisti che ne intralciano il passo veloce. Il salotto invita a un clima di famiglia in cui i cittadini si trattengono, incentiva la familiarizzazione. Pensiamoci, quando passeremo di là. Qualche buon proposito ci verrà, quanto meno sorseggeremo un aperitivo ammirando qualche modella di passaggio.
*Giornalista e scrittore