
di Andrea Gianni
Fallisce la società milanese. E i soldi per i lavoratori dell’impresa creditrice, da due anni in attesa di stipendi e Tfr, rischiano di diventare un miraggio. Il Tribunale di Milano, infatti, nei giorni scorsi ha dichiarato il fallimento di Axélero, Spa da tempo in crisi, con sede in via Cartesio a Milano, che realizza siti web e servizi digitali per negozi e brand più o meno noti. Il problema sono i debiti che restano da pagare, con ripercussioni sugli ex dipendenti di aziende come la Venum 3.0, una digital factory di Potenza che aveva collaborato con Axélero su alcuni progetti. Lavoratori "costretti a dimettersi a partire dal novembre 2018", denuncia il sindacato Filcams-Cgil, che da allora attendono il pagamento di stipendi arretrati e Tfr. Soldi che, alla luce del fallimento, rischiano quindi di diventare un miraggio. "Dopo 2 anni gli ex dipendenti aspettano giustizia", spiega la Filcams Cgil di Potenza. "L’amministratore unico della società Venum 3.0 ha sempre dichiarato di vantare un credito nei confronti di Axélero Spa e ha più volte affermato che, una volta riscosso tale importo, avrebbe saldato i debiti ancora in essere con i lavoratori – prosegue il sindacato – a distanza di due anni dall’apertura della vertenza la Venum 3.0 non ha ancora provveduto al pagamento degli stipendi e del Tfr a favore degli ex lavoratori costretti a dimettersi a partire da novembre 2018". Lavoratori dall’altra parte della penisola finiscono quindi per pagare il prezzo della crisi aziendale.
Una crisi nel settore dei servizi che non risparmia anche grosse aziende. A Milano ancora tensione tra i lavoratori del colosso dei call center Almaviva, dove grosse commesse sono in bilico e in futuro potrebbero aprirsi esuberi. Ma non è l’unico problema. "In Almaviva – denuncia il collettivo AlmaWorkers – sono presenti una cinquantina di colleghe e colleghi che, colpevoli di aver rifiutato il passaggio a Covisian (un altro big del settore subentrato ad Almaviva nella commessa Sky-Fastweb, ndr), sono stati illegittimamente posti dall’azienda in cassa a zero ore senza rotazione. Stesso trattamento hanno ricevuto i dipendenti sprovvisti della strumentazione necessaria per accedere al telelavoro, anche se questa andrebbe fornita dall’azienda". Verrà presentata quindi una diffida "esigendo l’immediata immissione in servizio dei lavoratori illegittimamente collocati in cassa Covid". E il collettivo punta il dito anche sull’installazione di un software sui pc che "si configurerebbe come una violazione della normativa sul controllo a distanza dei lavoratori".