
La protesta dei lavoratori della Siae Microelettronica di Cologno Monzese
"Siamo estremamente preoccupati. Non solo non accade nulla, ma la situazione per noi è sempre peggiore". Lanciano un grido di allarme a tutte le istituzioni e alla proprietà i lavoratori di Siae Microelettronica, circa 800 addetti nel settore strategico delle telecomunicazioni. Giovedì si sono riuniti in assemblea per decidere un nuovo, ennesimo pacchetto di mobilitazione. Da gennaio a oggi non si contano gli scioperi, i presidi, le audizioni in commissione regionale e i cortei.
"Gli stipendi arrivano sempre più in ritardo. Da parte del Governo non vediamo azioni concrete. Giovedì era stato convocato un summit al ministero del Made in Italy che è stato annullato il giorno prima: non un bel segnale", raccontano i dipendenti del polo di via Buonarroti. L’incontro a Roma è stato rinviato al 3 giugno. "Auspichiamo che questo slittamento non sia dovuto a insanabili distanze tra le istituzioni e la proprietà - commentano le Rsu - Pretendiamo chiarezza e che ognuno faccia la propria parte fino in fondo. La direzione aziendale ha affermato che la proprietà ha fatto ‘tutto quello che doveva fare e anche di più’ e che un urgente intervento pubblico è indispensabile per poter garantire la continuità aziendale".
Di un’iniezione di capitali da parte di Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo, si parla ormai da dicembre. Così come da mesi si parla dell’acquisizione della controllata SM Optics, 200 dipendenti, da parte di una società francese. E come si parla da ormai un anno dell’ingresso di un socio nella compagine di Siae. Eppure, a oggi, nulla di tutto ciò si è concretizzato e la crisi dell’azienda colognese è sempre più profonda.
"Il percorso istituzionale per il salvataggio del Gruppo Siae dev’essere supportato e rafforzato anche attraverso una forte assunzione di responsabilità, sotto tutti i punti di vista, da parte della proprietà", rilanciano le rappresentanze sindacali. L’assemblea dei lavoratori chiede così ai vertici chiarezza e certezza nei pagamenti delle spettanze, visto "il perdurante ritardo nel pagamento degli stipendi". Timori e rabbia. "Questo gravissimo intoppo istituzionale, con il rinvio del vertice a Roma, mette a rischio la continuità aziendale e il futuro di tutti noi".
Da un anno nel futuro del reparto produttivo di Siae si vede la Cina, con una delocalizzazione che appare sempre più vicina. "Chi è riuscito, in questi mesi, è andato altrove, in altre aziende - confessano i dipendenti - Del resto, come si può continuare a lavorare con tutte queste incognite sul domani? Non è mai stato neanche presentato un piano industriale serio e fattibile".