di NicolaPalma
Assalti con metodi paramilitari, simili ai raid contro i portavalori marchio di fabbrica dei cerignolani. Dieci-quindici uomini in azione: addestrati, organizzati e pronti a tutto. Le auto posizionate agli angoli delle strade per ritardare l’intervento delle forze dell’ordine. Un modus operandi sempre uguale a se stesso, con compiti ben precisi da assolvere e massima attenzione alle comunicazioni interne (solo Whatsapp e Telegram e telefoni senza scheda da connettere ad altri). Da tempo, i carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova erano sulle tracce di una delle gang specializzate in blitz nei magazzini della logistica, formata da cittadini originari dell’Est Europa e sospettata di almeno una decina di azioni negli ultimi due anni. Un’indagine lunga e faticosa che nella notte tra lunedì e martedì ha vissuto una prima decisiva svolta, con l’arresto in flagranza di quattro persone e il recupero di refurtiva per un valore stimato di un milione di euro.
Un lavoro paziente fatto di levatacce e pedinamenti infiniti che ha portato nei giorni scorsi i militari dell’Antirapine, coordinati dal colonnello Antonio Coppola e dai tenenti colonnelli Fabio Rufino e Marco D’Aleo e in costante collaborazione con la polizia moldava, a individuare uno dei possibili covi del commando in un appartamento di via XXV Aprile a Pero. Lunedì pomeriggio, gli investigatori in borghese si sono piazzati in zona per monitorare i movimenti dei banditi: alle 18.55 è uscito dal condominio il quarantunenne moldavo Roman Melnic, pluripregiudicato anche con l’alias di Roman Sirbu, seguito dodici minuti dopo dal connazionale Sergiu Vatav, di un anno più grande. Tre minuti dopo, alle 19.10, una macchina del gruppo, una Ford S Max con targa francese, si mette in movimento per raggiungere il parcheggio di via D’Annunzio, a due passi dallo stabile di via XXV Aprile: a bordo ci sono gli altri presunti membri della banda, che partecipano all’ultima riunione prima del raid. Alle 20.07 esce dal cancello pure Vitalie Vatavu, 43 anni.
La banda è pronta a partire. Il bersaglio designato, scopriranno poi i carabinieri, è il magazzino della Geo Logistik, ditta con sede a San Giorgio al Piano, nella zona dell’Interporto a nord di Bologna, peraltro già svaligiata un anno e mezzo fa con modalità identiche. Alle 23.24, una parte del commando è sul posto: ci arriva a bordo della Ford. Lì si presenta, al volante di un furgone Peugeot, pure il trentenne ucraino Vladislav Ivanovych Penteleichuk, che risulta domiciliato nel quartiere Navile del capoluogo emiliano. A mezzanotte e venti, le prime manovre: i ladri iniziano a girare vorticosamente attorno all’obiettivo su macchine rubate (tre Toyota Chr e una Rav 4 portate via nelle ore precedenti ad altrettanti residenti del Comune di Calderara di Reno), che poi verranno posteggiate di traverso a sbarrare le vie che portano all’ingresso del capannone. Tra le 4.30 e le 4.45, avviene il furto, che dura in totale meno di cinque minuti: un’auto fa da ariete per sfondare cancelletto e cler e fare strada al furgone usato per caricare la merce; le telecamere interne immortalano gli uomini a volto coperto, vestiti con tute bianche, che alla luce delle torce arraffano le scatole piene di auricolari Airpods e cuffie Harman Kardon.
Scatta la fase due: i ladri abbandonano le macchine rubate poco lontano; poi Vatav e Melnic salgono sul Peugeot di Penteleichuk per fare rientro a Pero, col bottino sul retro. Il tempo di scendere dal furgone ed ecco il blitz dei militari, che li ammanettano per furto pluriaggravato e recuperano la preziosa refurtiva. Nel frattempo, altri colleghi intervengono a Legnano, nel secondo covo: altri due moldavi di 31 e 32 anni vengono denunciati per lo stesso reato, mentre Vatavu viene arrestato perché inseguito da due mandati di cattura per indagini su assalti analoghi tra Sassuolo e Modena. Sulla testa porta ancora i segni della medicazione che gli hanno fatto al Niguarda, dove si è recato prima di tornare alla base: durante le fasi più concitate del colpo, uno degli autisti dei mezzi rubati lo ha investito per errore, scaraventandolo a terra. L’inchiesta è tutt’altro che chiusa: c’è il forte sospetto che ci sia sempre la stessa gang dietro un’altra decina di assalti.