
Claudio
Martelli*
Addio Carlo Tognoli, sei stato un grande sindaco per una grande Milano, un sindaco tra le cui opere non ci sono solo linee di metro e ristrutturazioni di quartieri, ma anche l’assistenza agli anziani e ai più poveri. Come sempre schivo e un po’ burbero, per riscaldare il Natale degli ultimi facevi apparecchiare su lunghe tavolate un risotto in piazza del Duomo così che almeno per un giorno gli invisibili fossero spettatori e attori al centro del più bel palcoscenico di Milano. Bettino Craxi ti ha voluto sindaco preferendo un candidato delle periferie a quelli sponsorizzati dai quartieri alti e tu hai ripagato la sua fiducia onorando la più bella tradizione del riformismo e dell’autonomismo socialista.
Socialista eri diventato a diciott’anni, socialista nenniano, cioè diverso, avverso, autonomo dai comunisti e da quei socialisti che applaudivano i carri armati sovietici mentre voi e noi trepidavamo per gli eroi della rivolta ungherese. Quel che scegliesti di essere allora sei rimasto tutta la vita, fedele a un’idea che non è mai morta, che non può morire e non morirà. Sei stato il primo ad accogliermi in una sezione della grande casa socialista e a guidarmi sulla sua strada maestra. Tu eri assessore e io responsabile Cultura del PSI, tu sindaco e io segretario cittadino, poi tu ministro nel governo di cui io ero vice presidente. Compagni e amici per cinquant’anni nella buona e nella cattiva sorte abbiamo entrambi appreso dal poeta e dalla vita a trattare il successo e l’insuccesso come due impostori. Quel che più conta ce l’ha insegnato Pietro Nenni: "Fa quel che devi, accada quel che può". Ciao piccolo grande Carlo, mi manca tantissimo di non aver potuto abbracciarti.
*Ex ministro
e dirigente del Psi