
Lezione in una classe delle scuole superiori (Archivio)
Milano, 28 maggio 2025 – L’ultima campanella dell’anno scolastico 2024-2025 deve ancora suonare, ma inizia il risiko dei docenti per il 2025-2026. Nei giorni scorsi sono stati pubblicati i bollettini con gli esiti delle domande di mobilità del personale docente.
Dalla rielaborazione dei dati ministeriali fatta da Cisl Scuola nazionale, che ha pubblicato i dati anche a livello delle singole province, emerge che in Lombardia sono circa 13mila i posti vacanti dopo la mobilità, di cui 5.090 sul sostegno, Tra le province, Milano ne conta 4.621, Brescia 1.074, Bergamo 1.117, Varese 1.065, Como 824, Lecco 436, Sondrio 325.
La quota più rilevante riguarda la primaria, con 6.763 posti vacanti, di cui ben 4.069 sul sostegno. La mobilità dei docenti impatta anche sulle superiori, dove i posti vacanti risultano 3.689 (395) sul sostegno. “Partiamo con 13mila posti da coprire, sperando che siano tutti stabilizzati – spiega Massimilano De Conca, segretario generale Flc Cgil Lombardia – perché lo scorso anno su 11mila docenti 7mila sono stati stabilizzati con tempo determinato. A questi si aggiungeranno i vari posti in organico di fatto e di diritto, più le deroghe sul sostegno che sono 12mila all’anno. A questi 13mila si aggiungeranno poi i supplenti annuali, che saranno altrettanti: non siamo lontani, quindi, dalle 30mila persone dello scorso anno. Non sarà una passeggiata: è deludente ritrovarsi con una situazione che è quasi la fotocopia di un anno fa”.
I concorsi ci sono, a breve ne partirà uno ulteriore (Pnrr2), ma spesso si intrecciano e si accavallano con procedure ancora in corso, che non permettono di coprire rapidamente le cattedre, perché i meccanismi si inceppano tra ricorsi e precedenze nelle graduatorie.
Il dato della primaria, poi, è emblematico della carenza di risorse umane. “Ogni anno il corso di laurea in scienze della formazione primaria riesce ad abilitare 5mila persone in Italia. Solo in Lombardia, però, ne servono in media 2.500, per cui c’è un problema di fondo”, sottolinea De Conca. Scienze della formazione primaria è una delle poche lauree abilitanti; in altri casi, è necessario effettuare un’abilitazione, seguendo dei corsi che dovrebbero essere organizzati dalle Università.
“La Lombardia, sotto questo punto di vista, è poco appetibile, perché gli atenei, per effetto anche del taglio dei fondi, non riescono a organizzare corsi di abilitazioni in numero sufficiente alle richieste. Ciò significa che un docente che sceglie una sede lombarda deve metter in conto di doversi iscrivere a un corso di abilitazione in un’altra regione o a un’università telematica, con costi che sono tutti a proprio carico. Questo è un fattore che scoraggia la scelta della Lombardia come sede. A questo aggiungiamo che, per chi vince i concorsi, la Lombardia non è spesso una scelta di vita ma, piuttosto, di passaggio, e questo incide sulla permanenza del personale”.