Milano soffoca, ma sconfiggere afa e inquinamento si può: ecco la ricetta

Stefano Boeri: "La sfida ambientale non è pentimento o rinuncia, ma risorsa di felicità"

Stefano Boeri

Stefano Boeri

Milano - Dalla Milano rosso-fuoco, con temperature delle superfici verticali e dell’asfalto che da una via all’altra della città cambiano anche di 30-35 gradi, alla Milano verde-fiume, a richiamare un progetto nel cassetto dal 2017 ma che "potrebbe essere ancora attuale" in quella città che cerca ombra. L’architetto Stefano Boeri porta in viaggio ne "L’ambiente geniale", titolo della sua “tesi“ di dottorato, il primo dottorato di ricerca honoris causa dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Che conferisce al presidente di Triennale il titolo in Scienze chimiche, geologiche e ambientali per "aver introdotto in architettura e urbanistica concetti di forestazione urbana e biodiversità". Lui ringrazia con una lezione tra spunti di architettura e natura, pagine di Calvino, progetti internazionali e sguardi visionari sulla sua città-laboratorio, dal prototipo “Bosco Verticale“ a ForestaMi.

Boeri, perché l’ambiente è geniale? E Milano può esserlo?

"È geniale perché oggi la sfida ambientale è la più importante: se sappiamo cogliere questa sfida ne ricaviamo vantaggi che possono migliorare la vita in tutti i sensi. Non solo in termini di qualità dell’aria e temperatura, ma anche a livello di vita produttiva, professionale, emotiva. Ho scelto un approccio in positivo: la sfida ambientale non deve essere legata necessariamente a un pentimento, a un sacrificio, a una rinuncia. Può aiutarci a stare meglio. E la sfida deve partire dalla città. L’ambiente è una risorsa di genio, di inventiva e anche di felicità".

Sfida positiva, ma quella mappa rosso-fuoco preoccupa...

"È inquietante, sì. Questa estate abbiamo misurato la città con una fotocamera termica e abbiamo rilevato differenze di 30-35 gradi sia sull’asfalto che sulle pareti delle case. Ed era una normale giornata di giugno, neppure tra le più calde...".

Come invertire la tendenza?

"Il tema dell’ombra è fondamentale, come quello della presenza degli alberi. E non c’è alternativa alla rimozione graduale del numero di macchine parcheggiate a raso. È un passaggio necessario. Penso a una ’tassazione’ declinata in modo molto attento: chi abita lontano dai mezzi di trasporto pubblici non può pagare come chi vive vicino alla metro e ha redditi più alti. Ma lo spazio pubblico non può più essere occupato dalle auto ferme. Le lamiere si arroventano come stufe, sono moltiplicatrici di calore".

Quali temperature massime avete registrato?

"Fino a 60, 62, 63 gradi".

E per i materiali di costruzione delle nuove costruzioni, che fare?

"È fondamentale scegliere bene. Il legno assorbe meno del metallo. Ma è l’ombreggiamento l’elemento cruciale".

In Bicocca ha mostrato un fiume verde per Milano...

"Purtroppo non è stato applicato, era un progetto del 2017, ma ho voluto riproporlo nella lectio magistralis perché resta un punto di riferimento. È ancora attuale e mi auguro che, prima o poi, venga realizzato".

Quale ruolo avranno le università nel ridisegnare la città?

"Fondamentale. Abbiamo una delle risorse più incredibili: 200mila studenti. Comune e sindaco sono consapevoli del fatto che Milano sia una città universitaria e stanno facendo bene. Ma su residenze e servizi agli studenti si deve fare ancora di più. Al Politecnico tengo un corso con 60 studenti, molti di loro sono internazionali: sono felici di stare qui, ma fanno fatica e appena finiscono scappano. I prezzi delle abitazioni sono folli. Così perdiamo energie".

Da questo dottorato si apriranno nuove collaborazioni anche con Bicocca?

"Certo. Già in passato abbiamo collaborato insieme con il Centro Nazionale sulla biodiversità, ma il cammino sarà ancora più intenso".

 

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