Infortuni sul lavoro, l’anno della strage: numeri record per il Covid

Vittime le donne. Il picco a marzo: ospedali, Rsa e aziende impreparati di fronte al virus

Protesta contro le morti sul lavoro

Protesta contro le morti sul lavoro

Milano, 2 gennaio 2020 - Donna, lavoratrice nei settori della sanità e dell’assistenza sociale, residente fra Milano e hinterland e contagiata dal Covid a marzo. È l’identikit della nuova vittima di infortuni sul lavoro, mortali e non, nell’anno segnato dall’emergenza sanitaria. I dati Inail elaborati dalla Uil Milano e Lombardia tracciano un quadro a tinte fosche, con settori come le costruzioni che hanno registrato segno meno non per l’aumento delle condizioni di sicurezza ma piuttosto per il lockdown che ha bloccato per mesi alcune attività e per la perdita del lavoro che elimina alla radice la possibilità di infortunarsi.

Analizzando i settori, nei primi 11 mesi del 2020 spicca un +335,35% di infortuni non mortali in occasione di lavoro (escludendo quindi quelli in itinere, nel percorso casa-lavoro) denunciati nella sanità e assistenza sociale. Si è passati dai 3477 dello stesso periodo del 2019 agli attuali 15.137. Conseguenza dei contagi che hanno colpito medici, infermieri e operatori socio-sanitari, classificati come infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. Un’esplosione in un panorama che invece vede la maggior parte dei settori registrare segno meno, come ad esempio il manifatturiero (-24.46%).

Se si guarda agli infortuni mortali, nella sanità si è passati dai due decessi in occasione di lavoro del 2019 ai 25 di quest’anno. Ma l’aumento si è registrato in quasi tutti i settori: ad esempio nel manifatturiero si è passati da 27 nel 2019 a 36 nel 2020. Numeri sottostimati, che non tengono conto di quei decessi per Covid non riconducibili con certezza a un contagio sul lavoro. Guardando i mesi, si nota il picco di infortuni mortali e non a marzo, quando la pandemia ha fatto una strage anche nei luoghi di lavoro, impreparati di fronte all’emergenza.

E rispetto al 2019 emerge la crescita delle donne decedute, passate da 10 a 39 con un +290% che anche in questo caso rappresenta la strage in ospedali e Rsa dove è alta la componente femminile. Complessivamente gli infortuni mortali in Lombardia sono stati 240 nei primi undici mesi del 2020 (+86 rispetto al 2019). La Città metropolitana ha il triste primato con 34.730 denunce, seguita da Brescia con 13.014 casi e Bergamo con 10.589. E Milano ha registrato anche un aumento (+13) degli infortuni mortali. "Dati che obbligano a una seria riflessione – sottolinea la Uil – su quanto ancora occorre fare per salvaguardare la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori".  

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