"Il mio corpo non risponde più a nessuna delle mie richieste. Non passerà mai. Ho dolori veramente insopportabili. Ho chiesto di poter morire in Italia", ma "l’Italia tarda a rispondermi, la Svizzera mi ha accolta. Finalmente potrò realizzare il mio sogno di smettere di soffrire". Sono le parole che Ines (nome di fantasia) ha consegnato a Matteo D’Angelo e Claudio Stellari, gli attivisti dell’associazione Soccorso civile che l’hanno accompagnata a "coronare un sogno al quale pensava da anni".
Ines della provincia di Mantova, 51 anni, da 17 malata di sclerosi multipla, da nove su una sedia a rotelle, peggiorata dopo il 2018, spiega l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, coi dolori del disturbo del trigemino e la vescica neurologica a renderla totalmente dipendente dal marito. Che è stato con lei fino alla fine, aiutandola a mangiare la torta che ha voluto offrire in "quella che ha definito la sua ultima cena - racconta Matteo –. Da mesi organizzava le sue giornate in funzione di questo giorno". Il giorno è stato ieri: Ines si è sottoposta al suicidio medicalmente assistito in Svizzera. "Era serena, determinata", la descrive Claudio, che da giugno l’aiutava a organizzare il viaggio cui lei ha sperato di rinunciare fino all’ultimo, per poter morire in Italia. È del 10 maggio la prima raccomandata alla sua Asst di residenza per chiedere di accedere al suicidio medicalmente assistito reso legale da una sentenza della Corte Costituzionale (242 del 2019, sul caso Cappato-Dj Fabo). "Aveva tutti i requisiti", sottolinea l’avvocata Gallo, compreso l’essere sottoposta a "trattamenti di sostegno vitale" tra i quali il catetere è incluso da una sentenza più recente della Consulta, la 135 del 2024, che stabilisce anche che le autorità sanitarie devono attivarsi "prontamente" per verificarli. Invece Ines, dopo esser stata rimbalzata dall’Asst all’Ats, dopo due diffide legali e due visite di medici diversi, era ancora in attesa: "La scorsa settimana ci hanno risposto che la relazione medica è stata inviata al comitato etico". Intanto erano passati 80 giorni e lei ha deciso di andare in Svizzera, chiarisce Marco Cappato, responsabile legale di Soccorso civile, 40 iscritti e 13 “disobbedienti“ che dopo Fabo hanno accompagnato altri sette malati a morire in Svizzera.
Inclusa Ines, per la quale, per la prima volta, "non ci autodenunceremo – spiega Cappato –, perché le sue condizioni erano state verificate. Naturalmente siamo a disposizione dell’autorità giudiziaria". Il messaggio è chiaro: Ines e chi l’ha aiutata hanno fatto qualcosa di perfettamente legale, perché "le sentenze della Corte Costituzionale hanno forza di legge".
Tre persone sono riuscite a sottoporsi al suicidio medicalmente assistito in Italia da giugno 2022. Otto l’hanno chiesto ma non ottenuto, tre hanno avuto il via libera ma deciso di non procedere, o non ancora. Nessuno, a conoscenza dell’associazione Luca Coscioni, ha mai avuto l’ok in Lombardia, dove il Pirellone sta discutendo la proposta di legge Liberi subito, presentata in tutte le Regioni perché "nell’inerzia del Parlamento occorre garantire alle persone tempi certi", sottolinea Cappato, e pure "tutele alle autorità sanitarie locali, non è facile senza procedure fornite dal ministero o dalla Regione. Mai più deve accadere che una persona che ha diritto ad essere aiutata a terminare la propria vita senza soffrire sia costretta a farlo in un altro Paese solo per ritardi nella burocrazia del proprio. Se in Lombardia ci fosse già la nostra legge, Ines avrebbe dovuto ricevere una risposta in 21 giorni, entro fine maggio".