Narcotraffico, indagato anche Genovese: "Facevamo cose da drogati"

Nell’operazione sulla rete di narcotrafficanti spunta l’ex imprenditore del web. Agli atti la consegna di 100 grammi nell’attico di piazza Santa Maria Beltrade

Alberto Genovese

Alberto Genovese

di Anna Giorgi

In una intercettazione dell’ordinanza che ha smantellato la rete di broker in narcotraffico e opere d’arte compare un nome noto alla cronaca nera e giudiziaria degli ultimi due anni. É quello di Alberto Genovese, l’ex guru di start up finito in carcere, e ora in un istituto per disintossicarsi, accusato di avere legato e violentato per venti ore una modella di 19 anni. Genovese era già finito nel mirino degli inquirenti anche per i fiumi di droga che giravano a “Terrazza Sentimento“, il supertattico con infinity pool nel quale si tenevano le famose feste a base di champagne e “cocaina rosa“ da quattrocento euro al grammo. Con l’indagine che ha portato in cella i broker si sono riannodati i fili anche di quella vicenda. Il 12 novembre del 2019 il corriere dei narcos Massimo Falzarano imposta il navigatore con le coordinate "Milano, piazza Santa Maria Beltrade 1, citofono 3...". Il suo capo gli ha detto di presentarsi a mezzogiorno per consegnare 100 grammi di droga (non si sa se ketamina o cocaina) a un cliente che abita lì. Chi? Ecco il quarantaquattrenne Alberto Maria Genovese, che poco meno di un anno dopo, il 6 novembre 2020, verrà arrestato proprio in quell’attico con l’accusa gravissima di essere uno stupratore.

Il nome dell’ex imprenditore del web torna quindi, tra gli indagati dell’inchiesta dei pm della Dda di Milano Alessandra Dolci, Silvia Bonardi e Cecilia Vassena su un’associazione a delinquere che trafficava decine di chili di droga sull’asse Sudamerica-Olanda-Italia.

Genovese ha sempre ammesso di essere dipendente dalla droga. "Eravamo drogati, ci frequentavamo fra drogati e facevamo cose da drogati. La anormalità era la nostra normalità. Cercavamo lo sballo estremo facendo cose estreme, sul sesso come su tutto il resto. Quello era diventato il mio mondo. E alle feste non c’erano ragazze o altre persone che non condividessero quello stile di vita estremo". Uno stralcio dell’interrogatorio dell’ex brillante manager. Ma non solo, risponderà anche di un’altra violenza sessuale nei confronti di una 23enne avvenuta, con gli stessi metodi estremi, pochi mesi dopo, nella sua villa di Ibizia.

Il 9 ottobre l’ex enfant prodige della finanza, ha parlato davanti all’aggiunto Letizia Mannella, ai pm Paolo Filippini e Rosaria Stagnaro. Giacca blu, pantaloni beige, dimagrito, ma in forma, ha spiegato che si sta dintossicando, che sta meglio. È stato proprio lui, difeso dal team di avvocati dello studio Isolabella, a chiedere di essere ascoltato. Ha fornito la sua versione, hanno spiegato gli investigatori, ha raccontato che cosa era quel mondo in cui nulla era più normale. È stata sentita anche la sua ex fidanzata, Sara Borruso, accusata di aver partecipato a due violenze sessuali. La ventenne ha raccontato come venivano prescelte le giovani che piacevano a Genovese. "Dovevano essere di bella presenza e giovanissime". "I rapporti a tre erano una scelta di Alberto.

A me non piacevano in particolar modo", ha spiegato agli inquirenti la giovane affermando di aver "assecondato" le pratiche sessuali solo per compiacere il suo compagno: "Non era una cosa che partiva da me. Avevo paura di perderlo, lui minacciava di lasciarmi e mi diceva che sarebbe tornato con la sua ex, che lo assecondava di più".

Genovese e la ex hanno raccontato anche come si svolgevano le “giornate estreme“: "A volte non abbiamo dormito per quattro giorni consecutivi, consumando droghe e festeggiando senza la percezione del tempo che passava". Il 5 aprile l’imprenditore presentandosi in aula davanti al gup ha offerto risarcimenti per un totale di 155mila euro alle due vittime, che li hanno rifiutati, scegliendo di rimanere parti civili. In particolare ha offerto 130mila euro alla giovane all’epoca 19enne, assistita dall’avvocato Luigi Liguori che ha già dovuto affrontare spese per quasi 25mila euro in cure mediche.

Da parte di Genovese resta comunque la volontà di risarcire le ragazze parti civili nel processo. A questo scopo è stato creato un trust in cui sono confluiti i suoi capitali. Un patrimonio "che non può assolutamente usare finché non finirà tutto - ha spiegato l’avvocato Davide Ferrari".

Segui gli aggiornamenti

sul sito web www.ilgiorno.it

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro