I poliziotti lo hanno ammanettato in pieno centro, nel primo pomeriggio di venerdì: il trentottenne turco Efe Kantic aveva appena finito di mangiare una pizza con la compagna in un ristorante a due passi da piazza Duomo. Gli agenti della sezione investigativa milanese del Servizio centrale operativo (Sisco), guidati dal dirigente Nicola Lelario, gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Roberto Crepaldi che lo inserisce nell’associazione a delinquere guidata dal cognato Baris Boyun, a sua volta ammanettato nel maggio scorso con l’accusa di aver ordinato dall’Italia quattro attentati in Turchia e un omicidio vicino al Checkpoint Charlie di Berlino.
Stando a quanto ricostruito, Kantic è entrato clandestinamente nel nostro Paese pochi giorni prima della retata che ha smantellato l’organizzazione criminale, così da garantirne l’operatività in assenza di colui che gli affiliati chiamano "fratello maggiore". Immagini delle telecamere e intercettazioni ambientali hanno documentato le visite del trentottenne nel penitenziario di Alessandria per parlare con Bayun (oggi recluso al 41 bis): nei filmati, si vedono chiaramente i passaggi di pizzini tra i due, con le informazioni da veicolare all’esterno per portare avanti la banda decapitata del leader carismatico.
N.P.