
Tribunale (foto d'archivio)
Milano, 11 marzo 2015 - Da una condanna a 13 anni di carcere per tentato omicidio, all’assoluzione in appello sia pure con il dubbio sulla prova. È andata così ai due fratelli albanesi Artur e Besmir Boci, in primo grado riconosciuti colpevoli di aver cercato di uccidere l’amante kosovaro della loro sorella sposata. La sentenza, pronunciata l’altra sera dalla terza corte d’appello dopo nove ore di camera di consiglio, ha disposto la scarcerazione degli imputati dopo circa due anni e 8 mesi di detenzione. I Boci, difesi dagli avvocati Daniele Steinberg e Raffaele Della Valle, erano stati arrestati nel luglio 2012 e poi condannati dal tribunale, l’uno in qualità di esecutore e l’altro di mandante del tentato omicidio di un 36enne ferito gravemente a colpi di pistola la notte del 9 giugno 2012 a Magenta. Secondo l’accusa, i fratelli avrebbero sparato al kosovaro per difendere l’onore familiare. Ieri l’assoluzione.
Già nel corso del primo processo, a dire il vero, le indagini difensive disposte dall’avvocato Steinberg avevano fatto scoprire che la stessa vittima, mesi prima, aveva subito un pestaggio non da parte dei fratelli Boci ma dell’uomo che era stato testimone di nozze per il marito al matrimonio della donna. Una circostanza, questa, sulla quale il ferito aveva mentito davanti al tribunale. E se questo non era parso ai primi giudici motivo sufficiente a far dubitare della sua credibilità, alla corte d’appello (presidente Mandrioli, a latere Milanesi e Domanico) dev’essere invece bastato a far ritenere non provata al di là di ogni ragionevole dubbio la responsabilità dei fratelli albanesi per l’agguato a colpi di pistola. «Una sentenza coraggiosa - commenta l’avvocato Steinberg - e che rende onore ai magistrati che hanno saputo correggere una ricostruzione, quella emersa dal primo grado, fuorviata da ostilità nei confronti degli imputati. I fratelli Boci sono innocenti e finalmente hanno trovato giustizia».