
Fra i vincitori del Nc Digital awards il film sperimentale in tre puntate di Francesco Guarnori e Alessandro Marin per Poli Distillerie
Milano, 4 marzo 2019 - Il cinema in Lombardia si fa impresa. È la specificità della sede regionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, la scuola nazionale di cinema più antica. Riflettori puntati sui mestieri della settima arte. Se a Roma c’è Cinecittà e quindi si insegnano soprattutto regia, sceneggiatura e recitazione per il grande schermo, al centro di Torino c’è il cartone animato e a Palermo il documentario d’arte, a Milano - capitale del lavoro - il compito di formare i professionisti di pubblicità e cinema d’impresa. Alla regia c’è Maurizio Nichetti, regista, attore, insegnante e direttore artistico della sede lombarda del Csc, che compie 15 anni e che dal 2010 ha trovato casa nella ex Manifattura di Tabacchi di viale Fulvio Testi.
«Oggi non c’è più bisogno di 15 persone per portare a termine un lavoro - spiega Nichetti - il nostro compito è formare una figura professionale completa, che sappia raccontare un prodotto, sviluppare un messaggio istituzionale, uno spot per la televisione o per il web. Deve sapere scrivere una sceneggiatura, ma anche riuscire a stare nel budget e, soprattutto, soddisfare la committenza». Il regista d’impresa deve conoscere ogni aspetto del set e della post-produzione. Quindici le persone per classe – ogni anno arrivano una settantina di domande di iscrizione – che alla fine di un percorso lungo tre anni conoscono ogni sfaccettatura del lavoro: la classe si trasforma in una troupe, i ruoli si alternano, si diventa produttori, direttori della fotografia, sceneggiatori, tecnici delle luci. “One man band”, insomma. Dopo esercitazioni pratiche in studio sin dal primo anno, nel secondo la scuola si trasforma in una “bottega” in cui i ragazzi iniziano a lavorare e ad avere i primi contatti con le committenze. Il terzo anno è un “laboratorio autorale”: l’obiettivo è diventare autonomi, si crea per davvero, ci si affaccia sul mercato. Capita spesso che alcuni ex studenti restino legati alla scuola e aiutino i loro successori. «Quest’anno abbiamo anche una classe composta nella maggioranza da ragazze - continua il regista - è stato casuale, ma è un bel segnale».
«Milano era la capitale della pubblicità - spiega Nichetti - molto è cambiato, i grandi budget si sono polverizzati in tante committenze più piccole. In pochi secondi devi raccontare una storia, usare alla perfezione il sapere audiovisivo, montare il film, rapportarti col cliente. Sei anni fa abbiamo capito che il futuro della comunicazione era questo». Così, dribblando la nostalgia, ci si è attrezzati, accogliendo la sfida. È nata una professione nuova. «Una professione più attuale - conferma il direttore artistico –. I nostri ragazzi sanno lavorare con budget bassi e per loro non è un alibi: escono, lavorano, creano film a ritmi serrati. Hanno tutti gli strumenti per dar vita a opere più narrative e sperimentali».
Così, per esempio, Francesco Guarnori e Alessandro Marin, due giovani registi del Centro Sperimentale di Cinematografia, hanno creato anche un film fantascientifico in tre puntate Reparto Genesi realizzato per Poli Distillerie, che ha colpito nel segno l’ultimo Nc Digital Awards ed emozionato. Nelle aule del Csc c’è anche chi ha creato un film a 360 gradi, inserito riprese subacquee, si usano tutte le ultime tecnologie. Tutto è in altissima definizione e rispetta standard cinematografici, per navigare con disinvoltura non solo sulla rete ed essere pronti alle esigenze anche della tivù e, perché no, del grande schermo. «Non facciamo fare ai ragazzi esercizi scolastici – sottolinea Nichetti – ma documentari, spot, film professionali. Le competenze sono al servizio non solo del mediometraggio ma anche del breve, del corto e del cortissimo. Si impara a essere sintetici».
Si abbattono tabù. E ad aiutare ad abbatterli c’è anche il primo regista che, negli anni Ottanta, quando per la prima volta la pubblicità entrò a gamba tesa sui film in tivù e ci si interrogava se fosse giusto o meno interrompere un’emozione, decise di farne un film - Ladri di saponette - strizzando l’occhio al capolavoro del Neorealismo Ladri di biciclette e mischiando le carte in tavola e i colori sulla pellicola. «Altri tempi - sorride Nichetti - ma già ci interrogavamo sui nuovi modi di vivere l’audiovisivo. Ancora oggi a scuola non poniamo limiti alla sperimentazione».