SIMONA BALLATORE
Cronaca

Il teatro al Beccaria. Veglia funebre di 24 ore: "per un finale diverso"

Il progetto della Statale con Puntozero: dalla cronaca all’urgenza dell’iniziativa. La tragedia di Shakespeare per leggere il disagio di giovani intrappolati dall’odio.

Il teatro al Beccaria. Veglia funebre di 24 ore: "per un finale diverso"

Il teatro al Beccaria. Veglia funebre di 24 ore: "per un finale diverso"

Una veglia funebre di 24 ore per accendere le luci su una realtà invisibile ai più, quella delle carceri. Si rivisita una tragedia shakespeariana per "riflettere sul malessere e la devianza minorile ai giorni nostri e sulla necessità che la società inizi ad ascoltare e a promuovere i valori dell’educazione, dell’arte e del teatro come antidoto contro ogni forma di violenza". Mariacristina Cavecchi è docente di Storia del teatro inglese alla Statale di Milano e artefice del progetto teatrale “La Statale al BeKKa”. Qui è nata la compagnia teatrale Puntozero, composta da giovani detenuti dell’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria e da studenti della Statale. Da una parte c’è l’arte, dall’altra la cronaca. Non lo nasconde Cavecchi: "Il progetto Typus (Transforming Young People Using Shakespeare, ndr) è europeo, questa tappa era prevista da tantissimo tempo, ma le indagini in corso al Beccaria hanno rafforzato e sottolineato, se ancora ce ne fosse bisogno, una necessità: bisogna ripensare quello che succede nelle nostre carceri". Domani e sabato i giovani detenuti, insieme agli studenti della Statale e ad artisti in arrivo dalla Grecia e dalla Norvegia si uniranno in un commiato corale per le cinque giovani vittime di “Romeo e Giulietta”, provando a riscrivere il finale. Coinvolgeranno i cittadini, invitandoli a unirsi, vestiti di bianco. Si comincia dalle 10 in via dei Calchi Taeggi 20, con un messaggio di Armando Punzo e la veglia di 24 ore. Sabato, alla stessa ora, partirà da lì un corteo per le vie del Municipio 6, che terminerà con un’azione simbolica al Beccaria. "Ci sarà una cornice di azioni teatrali – continua la docente –, solleciteremo cittadini e artisti a prendere la parola a favore dei giovani, detenuti e non, che non meritano di vivere in un Paese in cui vige la legge dell’aggressione, della sopraffazione e in cui si rischia di restare intrappolati in una rete di odio e violenze ereditate dalle generazioni precedenti, come nella tragedia di Shakespeare". Il teatro presta immagini e parole. Fa luce sul quotidiano. "Da 28 anni lavoriamo con la compagnia Puntozero, tutti i giorni: è diventata la casa per tanti ragazzi detenuti al Beccaria e anche per i miei studenti, rimasti come volontari. Ripartiamo dalla veglia, dalla morte, per capire il bello della vita attraverso l’educazione, l’arte. Per un finale diverso".r