Mattia Palazzi, sindaco Pd di Mantova, la sconfitta in Liguria dice che il campo largo non è la soluzione per il centrosinistra?
"Campo largo mi piace poco. L’esito delle Regionali dice due cose, spesso collegate. La prima è che quando ci si divide si fa sempre il gioco dell’avversario, la seconda è che senza una coalizione solida e stabile, capace di parlare a più fasce sociali, si regalano alla destra anche partite contendibili. Anche per questo preferisco parlare di centrosinistra perché è evidente che per vincere il centrosinistra ha bisogno di un centro forte, di una rinnovata area moderata e liberale che sia in grado di rappresentare e mobilitare punti di vista, ceti sociali e produttivi. Una coalizione non si può costruire con i veti e con la testa rivolta all’indietro".
Intorno al Pd il nulla. E le alleanze?
"Intanto partiamo dal risultato del Pd, primo partito in regione col 28,4% dei voti. Alle precedenti Regionali il Pd ha preso il 19,8%. Anche questo risultato dice che il Pd ha l’onore e l’onere di guidare la coalizione verso le Politiche. Schlein ha detto ‘niente veti’, io aggiungerei che una coalizione non può vivere solo di competizione interna ma deve avere l’ambizione di allargare il suo consenso a chi non vota o vota centrodestra. Non credo che il M5s recupererà consenso mettendo veti, così come penso vi sia la necessità di parlare a ceti produttivi e partite Iva. In particolare al Nord".
Sarebbe stato meglio un candidato dal profilo più civico?
"Orlando ha preso 13.400 voti in più della somma delle liste che l’hanno sostenuto. Basterebbe questo per dire che non si è perso per il candidato. È stato giusto candidarlo. Andrea, vista la fase che la sua Regione sta vivendo, ha il dovere di mettersi a disposizione. Chi rischia per il bene della sua comunità va ringraziato, soprattutto in un Paese che vieta a chi viene eletto dai cittadini di fare più di due mandati e non pone limiti a chi è nominato in Parlamento".
Perché il Pd vince solo nelle città?
"Per molti motivi. Uno attiene al radicamento del partito. Per anni si sono teorizzati partiti leggeri e in base a questo abbaglio, oltre che per il populismo di destra e di sinistra, si è tolto il finanziamento pubblico. La realtà è che in tempi di sempre maggior fragilità e insicurezza, servirebbero partiti e corpi intermedi ben organizzati, trasparenti e democratici, capaci di essere dove sono le persone. Un tema è tornare a radicarsi nelle comunità, anche le più piccole. Un altro tema è la capacità di rappresentare le paure che attraversano i Comuni più piccoli e le aree interne, a partire dal sentirsi senza servizi, senza medici di base, con trasporto pubblico scadente. Oggi sentirsi periferia non è una condizione solo geografica, ma attiene alla possibilità di accedere ai servizi, nel sentirsi sicuri. Il Pd su questi temi deve essere radicale".
Giambattista Anastasio