
Un appello sui social con migliaia di condivisioni, una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte e uno striscione, attaccato davanti al Pirellone: "Barbieri e parrucchieri sono stati dimenticati. Vergognatevi politici ingrati".
Un messaggio forte che riflette la rabbia di una categoria "senza un’associazione ufficiale che ci rappresenti davanti alle istituzioni", spiega Hiro Vitanza, il barbiere che ha portato in giro per il mondo il suo concetto innovativo di scolpire barba e capelli.
Hiro si è fatto portavoce di un malumore comune a tanti lavoratori che hanno deciso di diffondere sui social la richiesta di aiuto, inviarla a Conte e, per "suscitare interesse e sollevare l’attenzione delle istituzioni", spiega Hiro, appendere lo striscione di protesa. "In Italia esistono migliaia di saloni – racconta –, sappiamo che la decisione del Governo di riaprirli a giugno è il risultato di un pensiero ponderato, ma tanti imprenditori e professionisti non possono permettersi un altro mese di chiusura. La diretta conseguenza sarà la crescita del lavoro in nero, in casa dei clienti, favorendo il rischio del contagio".
La richiesta è quindi di "riconsiderare la decisione – chiede Hiro a nome dei barbieri –. La riapertura delle nostre botteghe sarà condizionata dal totale rispetto delle norme anti contagio. Molti, se non tutti, si sono già attrezzati con i dispositivi di protezione, per se stessi e per gli altri, hanno riorganizzato le botteghe, progettato nuove strategie. Mi rendo conto che la situazione è diversificata: una soluzione potrebbe essere di riaprire in zone considerate meno a rischio prima rispetto alle altre. Ma per chi deve rimanere chiuso fino a giugno è necessaria una manovra di sostentamento concreto che possa salvaguardare famiglie e attività, senza dimenticare la salute. La “barbieria” è un’antica arte: dobbiamo preservarla".