REDAZIONE MILANO

"Il primo segno quella mattina Poi Dio mi ha donato la Fede"

La vedova del commissario "All’inizio sentii solo il vuoto". Poi il percorso interiore "Il perdono è una scelta"

La vita è fatta di "segni". E Gemma Capra Milite, vedova di Luigi Calabresi, il primo l’ebbe il 17 maggio del 1972, quando il commissario fu ucciso. Cinquant’anni dopo, prega "per gli assassini di Gigi, che abbiano la pace nel cuore" Raccontando in Cattolica il suo libro "La crepa e la luce. Sulla strada del perdono. La mia storia", Capra Milite (foto) ha spiegato che "oggi ho una grande serenità perché ho ricevuto tanti doni, tanti segni: tutti abbiamo segni da saper ricevere, accettare". Il primo "segno" arrivò proprio quella mattina: dopo le raccomandazioni per la sicurezza della loro famiglia, lui andò a cambiarsi una cravatta, da rosa a bianca, di lana. Alla richiesta di spiegazioni disse: "È il simbolo della mia purezza". Quello fu "il suo testamento e andò a morire con la sua cravatta bianca". Fu un sacerdote a dirle che suo marito era morto. "Provai una sensazione di vuoto totale". Poi, però: "Passata mezz’ora, un’ora, il primo segnale: una sensazione fisica di grande forza, che sento ancora, una sensazione di pace assurda. Dissi a don Sandro: “Recitiamo una preghiera per la famiglia dell’assassino che avrà un dolore più forte del mio”". "Non era farina del mio sacco – ha proseguito –. Era qualcuno che mi indicava la strada: quella mattina ricevetti da Dio la Fede". La Fede "non toglie dolore, non toglie sofferenza, ma li riempie di significato, dà forza, non ti fa sentir sola". La Fede è diventata quindi una scelta: "In 50 anni ho avuto anni di sconforto, di pianto, ma ogni vota dicevo: “Tu lo sai che Dio esiste, è venuto da te e cercavo di ripartire”" ha spiegato. Al perdono, per la signora Gemma, si arriva "per scelta". Si può perdonare anche senza la Fede in Dio? "Certo. Io dalla Fede sono stata aiutata, ma sono sicura che si possa perdonare anche senza la Fede, con la nostra umanità".