Il percorso per uscire dalla droga, poi Genovese sarà interrogato

L’imprenditore davanti ai pm. Il suo patrimonio in un trust. "Ma pagherà le eventuali. spese di giustizia"

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MILANO

Prosegue il percorso di recupero di Alberto Genovese, il “guru” delle start-up finito in carcere per aver sequestrato e stuprato per venti ore una 19enne. É la droga il demone dell’ex bocconiano che sta cercando - ha spiegato il suo legale Luigi Isolabella - di uscire dal tunnel. "Si rende conto della drammaticità della droga, delle conseguenze della droga. È determinato a uscirne. Cosa che ha già iniziato a fare e adesso lo faremo in modo più profondo".

Genovese è ai domicliari nella comunità terapeutica Crest di Cuveglio, a Varese. "Adesso vedremo, affronteremo il processo, affronteremo le carte, affronteremo la sostanza – ha aggiunto il legale –. La sua salute in questo momento è buona. Sicuramente deve recuperare tanto. Il percorso di recupero è fondamentale. Adesso vedremo quanto durerà".

Intanto è quasi certo che l’ex imprenditore si farà interrogare. Ha già espresso questa intenzione alla procura di Milano, che lo sentirà probabilmente a partire dal mese di settembre, dopo la pausa estiva e e dopo che il percorso di recupero dalla droga avrà avuto - almeno così si spera - qualche risultato significativo. È certo ormai che per lui si avvicina la richiesta di processo per abusi nei confronti della 19enne che lo ha denunciato il 10 ottobre scorso dopo un "festino" nell’attico di lusso "Terrazza sentimento", a due passi dal Duomo.

Non è l’unico episodio di cui dovrà rispondere: è accusato infatti anche di aver violentato una 23enne a "Villa Lolita" a Ibiza, sempre dopo averla resa incosciente con mix di cocaina, ketamina e mdma. Questo secondo episodio sarebbe avvenuto il 10 luglio del 2020. Genovese poi è in procinto di devolvere l’intero patrimonio in un trust, un modo per separarsi "in termini oggettivi dalle proprie disponibilità e dal controllo delle stesse" garantendo "comunque il pagamento delle spese di giustizia" e "eventuali risarcimenti dei danni dovuti" alle vittime, "nonché il pagamento di qualsiasi debito d’imposta" o "sanzioni amministrative". Questo è anche uno dei motivi per cui il gip Tommaso Perna ha concesso i domiciliari con braccialetto elettronico.

An.Gi.

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