
Nei campi lo chiamavano il "Grande capo" per distinguerlo dal "Capo piccolo", il collaboratore Enrico Fadini. Sbraitava contro i braccianti che osavano rallentare i ritmi e dettava legge a suon di punizioni. Negli incontri pubblici parlava con orgoglio della sua pluripremiata startup, la StraBerry, cresciuta attorno al concetto “chilometro zero“: frutti di bosco coltivati a Cassina de’ Pecchi e venduti sui banchetti-Apecar e Cargobike per le strade di Milano, distribuiti nei supermercati. Sono le due facce di Guglielmo Stagno d’Alcontres, nato a Messina nel 1988, di nobile stirpe siciliana, che dopo la Bocconi si è lanciato nell’avventura imprenditoriale. "Ero iscritto al Des della Bocconi e pensavo di fare il banchiere – raccontava in un’intervista nel marzo 2017 – e fu seguendo il corso d’economia ambientale che mi venne l’idea di come sfruttare i terreni di mia madre, 60 ettari a mais e prati stabili a Cassina de’ Pecchi, che non rendevano nulla. Non avevo mai fatto l’agricoltore o l’imprenditore, però sono veloce a capire e i numeri mi vengono fuori subito; e così, dal gennaio 2010, con l’ok di mia madre ho messo in piedi tutta la faccenda". Un’attività che ha macinato successi, premi e riconoscimenti per l’agricoltura sostenibile, fino a quando la bolla è scoppiata. Dietro lo slogan delle fragole "a 15 chilometri dal Duomo", e l’illusione dei sei milioni di follower sul profilo Instagram dell’azienda, diritti violati e sfruttamento dei migranti.
A.G.