I trapper, il software Sari e la coca di Superman

Pestaggi e arresti, l’uso del programma di riconoscimento facciale per incastrare la gang La Rue. In due già coinvolti in un giro di droga

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di Nicola Palma

Le minacce via social ad anticipare i raid. I "dissing" per provocarsi su Instagram e darsi appuntamento nella vita reale per regolare i conti. I resoconti delle aggressioni fedelmente riportati su alcune pagine specializzate. L’indagine dei carabinieri che ha messo fine alla faida tra trapper ha scandagliato a fondo il web per rintracciare filmati e foto che riguardavano i raid sotto la lente e, in seconda battuta, per associare agli utenti che inserivano i contenuti (sempre coperti da nickname sulle loro pagine) i nomi delle persone potenzialmente coinvolte.

In almeno tre occasioni, come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare del gip Guido Salvini che due giorni fa ha mandato in carcere otto ragazzi (a cominciare dall’artista Mohamed Lamine Saida alias Simba La Rue), i militari del Nucleo operativo della Compagnia Duomo, coordinati dal capitano Gabriele Lombardo e dal tenente Vincenzo Del Latte, hanno utilizzato il software Sari (acronimo che sta per Sistema automatico di riconoscimento immagini) per incastrare i sospettati o comunque per capire chi ci fosse dietro un post che annunciava la verosimile commissione di un reato. Il primo esempio riguarda l’agguato del primo marzo scorso in via Settala: quella notte, Akrem B.H., del gruppo rivale che fa capo a Baby Touché (all’anagrafe Mohamed Amine Amagour), viene aggredito da sei giovani a volto coperto, pestato e accoltellato alla gamba. Il giorno prima, scopriranno poi gli investigatori, sulla pagina Instagram "quartiere.tn" è stato pubblicato lo screenshot di una storia postata su un altro profilo, che dà conto delle minacce ad Akrem B.H.: "Tu stai attento, fai mafia con...". Chi è l’utilizzatore? L’immagine inserita nell’applicativo Sari lo identifica nel venticinquenne Fabio Carter Dago Gapea (uno dei nove finiti in manette all’alba di venerdì), amico di Simba La Rue, che vuole vendicarsi di un blitz subìto due settimane prima vicino alla stazione di Padova. Subito dopo il pestaggio del primo marzo, arriva la risposta dal profilo di un sostenitore di Baby Touché: "Lo avete accoltellato da dietro, nel polpaccio, in modo che non potesse fare più nulla e poi lo avete circondato. E questo è il vostro massimo. Ed era al locale con una tipa, avete scelto la persona sbagliata".

In quel momento, la banda di Amagour non sa che la "tipa" era in realtà un’infiltrata, la ventenne monzese Sara Ben Salha, che ha attirato in trappola Akrem B.H. dandogli appuntamento in un bar di via Castaldi per un incontro "galante". A quel punto, uno del gruppo La Rue (ieri le prime ammissioni di alcuni degli indagati davanti al gip) replica sempre via social da un altro profilo, postando, nell’ordine, insulti a Baby Touché, la locandina di un evento musicale di La Rue e il video dell’aggressione di via Settala. Pure in questo caso, i carabinieri useranno il Sari per associare il volto dell’utente a quello di Mevljudin Hetem, diciannovenne di origine macedone residente in provincia di Lecco, a sua volta destinatario della misura firmata dal giudice Salvini. Il sistema di riconoscimento facciale tornerà utile anche per l’altro episodio nel mirino, andato in scena la sera del 9 giugno: il rapimento-lampo di Baby Touché, prelevato in via Boifava, caricato su una Mercedes e rilasciato dopo due ore a Calolziocorte. Del sequestro è proprio La Rue a dare conto in diretta ai suoi follower, postando una story in cui umilia il rivale: "Dov’è il gangster che sei? Dov’è?", lo incalza prima di colpirlo al volto. Negli stessi minuti, su un altro profilo compare un filmato da un’altra angolazione, girato da uno dei due seduti ai lati di Amagour.

Chi è? Il Sari rimanda una compatibilità del 70% con il venticinquenne senegalese Ndiaga Faye (pure lui tra gli arrestati, "soggetto noto alle forze dell’ordine – si legge negli atti – per l’appartenenza all’entourage del noto rapper Zaccaria Mouhin, in arte Baby Gang, amico di Mohamed Lamine Saida". Noto alle forze dell’ordine come altri due protagonisti di questa storia: Gapea e il ventitreenne ivoriano Alan Christopher Momo. I due, infatti, vengono fermati il primo aprile 2022 dagli agenti della Squadra mobile di Lecco: sulla Leon di Momo (una delle due auto usate dagli aggressori di via Settala) vengono trovati 204 grammi di hashish. La perquisizione prosegue nelle rispettive abitazioni e in un garage, Lecco: i poliziotti sequestrano in totale ci trovano altri sei panetti di hashish, 420 grammi di cocaina, tre chili di marijuana, bilancini di precisione, contanti, due pistole con munizioni e un revolver con matricola abrasa. Sulle confezioni di hashish c’è stampato sopra lo stemma di Superman.

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