I "minibond" alternativa a banche per le Pmi

Giordano

Guerrieri

Il 2023 potrebbe essere l’anno dei minibond, perché questo strumento di finanza straordinaria è un’alternativa sempre più importante per le Piccole e Medie Imprese. L’attuale contesto economico è caratterizzato da un aumento dell’inflazione, con conseguente aumento dei tassi di interesse e imminente “credit crunch”. I minibond fanno parte della cosiddetta finanza alternativa, e sono un tipo di obbligazione a medio-lungo termine emessa da società italiane non quotate, tipicamente PMI. Si tratta di strumenti solitamente utilizzati per piani di sviluppo, operazioni di investimento straordinarie o di rifinanziamento. Durante il contesto pandemico dell’emergenza Covid-19, così come nel corso dei mesi segnati dalla guerra russo- ucraina e dai rincari di carburanti, energia e materie prime, molti imprenditori hanno incontrato non poche difficoltà nell’ottenere credito dalle banche tradizionali. In questo contesto, i minibond, e in generale la finanza alternativa, hanno giocato un ruolo fondamentale nell’offrire un numero maggiore di opzioni di accesso al credito alle PMI. A dimostrare che la finanza alternativa è venuta in soccorso delle PMI e delle banche sono anche i risultati della ricerca pubblicata recentemente dall’Osservatorio del Politecnico di Milano. Secondo lo studio, nel primo semestre del 2022 la cedola media sui minibond a tasso fisso delle PMI è stata del 4,81%, contro il 3,91% dell’anno precedente. Inoltre, notevole è stato anche il numero di emissioni: nei primi 6 mesi del 2022, sono stati emessi 105 minibond da parte di PMI, con 559 milioni di euro raccolti. Vanno anche tenuti in considerazione vantaggi da non trascurare per le PMI. Sicuramente, una piccola e media impresa che emette minibond può accedere al credito in modo più rapido e sicuro, diversificando anche le sue fonti di finanziamento, con un rafforzamento della solidità finanziaria dell’azienda, una riduzione delle posizioni in Centrale rischi, una maggiore trasparenza e, ultimo ma non meno importante, l’avvio di un dialogo con investitori di vari livelli: nazionali, internazionali e istituzionali

*Founder

e CEO di Finera

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