SIMONA BALLATORE
Cronaca

I laureati e mondo del lavoro. Primo impiego meno precario. Avvantaggiati i titoli scientifici. Il gap tra domanda e offerta

Lo studio coordinato da Statale e Bicocca sulle dinamiche occupazionali legate ai titoli universitari. Crescono i contratti a tempo indeterminato. Ingegneria e nuove tecnologie i settori con più richieste .

Lo studio coordinato da Statale e Bicocca sulle dinamiche occupazionali legate ai titoli universitari. Crescono i contratti a tempo indeterminato. Ingegneria e nuove tecnologie i settori con più richieste .

Lo studio coordinato da Statale e Bicocca sulle dinamiche occupazionali legate ai titoli universitari. Crescono i contratti a tempo indeterminato. Ingegneria e nuove tecnologie i settori con più richieste .

Il primo impiego dopo la laurea è meno “precario”, almeno sulla carta. Ma il 40% dei contratti a tempo indeterminato vengono chiusi dai giovani entro tre anni dall’attivazione e aumenta la forbice tra domanda e offerta. Chi ha alle spalle un percorso scientifico entra più in fretta nel mondo del lavoro (in media aspetta 82 giorni dalla laurea, rispetto ai 101 giorni che devono attendere i colleghi dell’area umanistica). Parte da qui l’ultima indagine dell’Osservatorio Mheo (Milan Higher Education Observatory), coordinato dalle università milanesi Statale e Bicocca sotto l’ala di Musa, l’ecosistema della ricerca finanziato con il Pnrr che unisce Statale, Bicocca, Politecnico e Bocconi. Sotto la lente dell’ultimo rapporto, presentato ieri ad Assolombarda e realizzato in collaborazione con Unioncamere, Almalaurea, Università di Pavia e Deloitte, ci sono “gli sbocchi occupazionali dei laureati lombardi”. Per inquadrare le dinamiche del mercato del lavoro, da tre punti di vista differenti, sono stati analizzati i dati delle Comunicazioni Obbligatorie (Cob), integrati con i dati forniti dalle università Statale e Bicocca sui percorsi dei laureati dal 2017 al 2023, ma anche con i questionari realizzati da Almalaurea e i dati della banca dati Excelsior di Unioncamere.

Si riducono i contratti a tempo determinato (anche se sono ancora più utilizzati) e i tirocini. Crescono del 7% i contratti a tempo indeterminato, ma il mercato del lavoro resta dinamico, con una mortalità contrattuale del 35% al primo anno: i giovani laureati sono più selettivi nella scelta e cambiano con più frequenza anche per migliorare la propria condizione salariale (a tre anni dalla laurea il 43% riesce a farlo) ma fanno anche più attenzione a orari e luoghi di lavoro, per dare più spazio al tempo libero. Solo il 69,5% dei laureati negli atenei lombardi accetterebbe un lavoro non coerente con gli studi svolti, rispetto al 73% dei laureati sul territorio nazionale.

La Lombardia si conferma la regione italiana che attrae maggiormente i laureati italiani (e anche gli esiti occupazionali superano di oltre il 4% il dato nazionale) e che li trattiene (il 76,4% di chi si laurea in Lombardia ci resta). Gli stipendi sono leggermente più alti rispetto ad altre regioni (1.399 euro in media per i laureati di primo livello e 1.484 euro per i laureati di secondo livello, rispettivamente +1,1% e +3,6% rispetto alla media nazionale). A cinque anni dall’alloro si arriva a una media di 1.800 euro (+ 4% rispetto alla media italiana, ma ben al di sotto rispetto all’estero, dove la media è di 2.700 euro e si guadagnano 2.250 già nel primo anno).

Dall’altra parte del campo, le imprese faticano a trovare il 45% del personale necessario, soprattutto i laureati (49%). A Milano è ancora più complicato rispetto ad altre province. Sono richiestissime competenze digitali, green e capacità di gestire processi d’innovazione della digital transformation. Più di un’azienda su due conferma di aver riscontrato difficoltà nel trovare profili Stem, in particolare negli ambiti di ingegneria (63%) e tecnologia (55%). E il 60% è convinto che l’Intelligenza artificiale aumenterà la domanda di questi profili.

"Questo rapporto ci racconta delle scelte dei nostri giovani neo laureati che, rispetto al passato, sono più selettivi e orientati al cambiamento - sottolinea la rettrice della Statale, Marina Brambilla -. Nonostante una crescita dei contratti a tempo indeterminato, aumenta in modo inequivocabile il divario tra domanda e offerta. Una distanza che dobbiamo colmare con risposte di sistema e interventi integrati tra atenei, istituzioni e imprese. Come Università Statale ci impegniamo a sviluppare un’offerta formativa interdisciplinare che integra i percorsi Stem, oggi essenziali per governare la transizione digitale e ecologica".

"Il capitale umano è un asset fondamentale per la crescita competitiva dell’impresa - il commento di Monica Poggio, vicepresidente con delega a Università, Ricerca e Capitale umano di Assolombarda -, mi riferisco, in particolare, alle risorse più giovani: con il loro portato in termini di innovazione, apertura al cambiamento, dimestichezza nell’utilizzo delle tecnologie digitali, con la loro sensibilità alle tematiche legate alla sostenibilità, sono oggi più che mai centrali per aiutare le aziende di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi ad affrontare le nuove sfide dell’economia globale. Alla luce di un mercato sempre più dinamico, caratterizzato da una sempre più rapida evoluzione delle competenze, dobbiamo, dunque, promuovere una sempre più stringente alleanza tra imprese e sistema educativo, irrobustendo in particolare l’asse con le università".