BRUNO
Cronaca

I giganti "tech" e quell’abisso tra Europa e Usa

Il tema della competitività europea nel mondo globale evidenzia la mancanza di giganti dell'innovazione tech nelle Borse europee. LVMH primeggia, ma la carenza di aziende tech rappresenta una debolezza. Si propone la creazione di una Borsa finanziaria europea per attrarre imprese globali.

Villois

Il tema della competitivà della Comunità europea nel mondo globale è sempre più al centro dei problemi pressanti che affliggono e obbligano a definire un’agenda che punti ad ottenere per Eurolandia un ruolo se non cruciale, almeno non marginale. Se si esaminano le Borse europee e le si confronta con quella Usa, si capisce che il divario di capitalizzazione e attrattività a quotarsi è diventato di dimensioni gigantesche. La carenza di giganti dell’innovation tecnology alimenta difficoltà nel dare un accelerazione alla capitalizzazione delle borse continentali. L’exploit di Piazza Affari è dovuto alla crescita esponenziale dei valori dei maggiori gruppi bancari, l’industry è sempre più costituita da medio-piccole imprese, che seppur efficienti ed evolute nell’innovazione, dispongono di mezzi finanziari propri e affidati dalle banche molto limitati, funziona la farmaceutica, di cui una sola impresa è quotata in Piazza Affari, il lusso pur essendo prodotto in gran misura dall’eccellente filiera italiana è prioritariamente in mani transalpine, con LVMH che oltre a possedere circa 80 marchi blasonati spazia tra moda, gioielleria, enogastronomia, ricettivo alberghiero e con 400 miliardi di euro di capitalizzazione regna sui mercati finanziari staccando di centinaia di miliardi banche, assicurazioni, energetici.

Un paradosso tutto europeo quello di avere al primo posto di capitalizzazione LVMH e non avere almeno immediatamente dopo imprese delle innovation tecnology. La numero 1 a capitale europeo, STM Microelettronica, capitalizza appena 16 miliardi di euro, la più piccola quotata al Dow Jones della stessa area di business ne capitalizza oltre 100 di miliardi di euro. La carenza di giganti mondiali delle area tech quotate alle borse europee rappresenta, meglio di qualunque altra evidenza, la debolezza europea a competere a livello globale nei cieli dell’evoluzione tecnologica, allungata e allargata dall’intelligenza artificiale. è tempo di costituire una Borsa finanziaria europea - magari a Milano - in grado di attrarre imprese, magari delle nazioni del Brics, che vogliono puntare su una moneta internazionale che non sia il dollaro.