MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

I cinque spari e il ferito a terra. Un proiettile nella schiena e la raffica ad altezza uomo

Via dei Glicini, si indaga sull’ipotesi di una spedizione punitiva nell’ambito dello spaccio in strada. Caccia all’esecutore e a quattro presunti complici. "Li abbiamo visti fuggire a piedi...".

Via dei Glicini, si indaga sull’ipotesi di una spedizione punitiva nell’ambito dello spaccio in strada. Caccia all’esecutore e a quattro presunti complici. "Li abbiamo visti fuggire a piedi...".

Via dei Glicini, si indaga sull’ipotesi di una spedizione punitiva nell’ambito dello spaccio in strada. Caccia all’esecutore e a quattro presunti complici. "Li abbiamo visti fuggire a piedi...".

Un uomo a terra. Con un proiettile nella schiena. E a terra, cinque bossoli. Un’altra mattinata di ordinaria paura, ieri, nel quartiere Aler che sale troppo spesso all’onore (si fa per dire) della cronache per casi di criminalità e degrado.

Diversi residenti - intorno alle 11,45 - hanno udito chiaramente risuonare in strada più colpi di pistola e hanno subito allertato i soccorsi. Sul posto sono intervenute un’ambulanza, un’automedica e i carabinieri: a terra, hanno trovato un uomo di 30 anni, di origine nordafricana, colpito da un proiettile alla schiena.

Soccorso dai sanitari, è stato medicato e subito dopo trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Humanitas, dove è stato ricoverato in codice giallo. Se la caverà.

Intanto sono in corso le indagini su quella che sembra una spedizione punitiva. Secondo quanto emerso finora, la vittima dell’agguato – avvenuto nel cuore della “zona rossa“ di Rozzano – viveva in una delle cantine occupate abusivamente al civico 12 di via dei Glicini.

Proprio ieri mattina, all’alba, la polizia locale aveva eseguito uno sgombero nella zona, anche sulla scorta del giro di vite sulla sicurezza proprio nella “zona rossa“, propugnata dal centrodestra e contrastata dal centrosinistra che l’ha bollata come inutile, proprio in questi giorni infuocati di campagna elettorale appena conclusa.

Il commando che ha agito sarebbe composto da quattro persone, tutti nordafricani secondo le testimonianze dei residenti.

Il movente dell’agguato è ancora incerto: non si esclude alcuna pista. Ma l’ipotesi più accreditata al momento - il condizionale è d’obbligo - sarebbe quella legata allo spaccio di sostanze stupefacenti in zona, ma resta aperta anche la possibilità di una ritorsione per un presunto “sgarro“.

Quel che è certo è che sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco ad altezza d’uomo, per uccidere: almeno cinque. Uno ha colpito il trentenne, un altro si è conficcato in un albero lì accanto, mentre gli altri sono finiti nel giardino poco distante.

La sparatoria è avvenuta poco prima di mezzogiorno, nel cuore del quartiere popolare, all’esterno di una palazzina adiacente alla sede dell’ATS, frequentatissima dagli utenti. Solo per un caso il bilancio di questo agguato non si è rivelato più grave. Subito dopo l’intervento sul posto, i carabinieri hanno perlustrato a lungo sia il giardino davanti all’ingresso della palazzina in via dei Glicini, sia quello della sede ATS.

A sparare sarebbe stato uno solo dei membri della gang che hanno preso parte alla spedizione punitiva, che poi si sarebbe dileguato insieme agli altri nel dedalo di vie e viottoli che attraversano giardini e prati del quartiere. Ora è caccia ai fuggitivi. Verosimilmente, dovrebbero essere volti conosciuti a Rozzano, essendo la vittima un occupante abusivo di una cantina dove pare non vivesse solo.

"Li ho visti scappare. Uno era in pantaloncini corti e aveva le ciabatte" racconta un uomo affacciato alla finestra del civico 12 di via dei Glicini. "Un altro è scappato verso il centro sanitario". "Ho sentito dei botti e poi un via vai di sirene", sussurra una signora, spaventata, che vive nel quartiere.

"Avevo immaginato che fosse successo qualcosa di molto grave – dice un altro residente – Lì davanti, spesso, c’è un gruppetto di persone dalla mattina alla sera. Forse spacciano". Tutti parlano solo con la garanzia dell’anonimato. Vista la situazione, hanno paura di rappresaglie. Nella palazzina di fronte a quella dell’agguato, dove ancora sventolano le bandiere del Napoli campione d’Italia, c’è chi si scaglia contro la “zona rossa“: "O la tolgono, oppure devono davvero fare i controlli. Fatta così è solo una presa in giro".

mail: massimiliano.saggese@ilgiorno.it