Allo stato attuale circa la metà dei 400 alberghi milanesi sono ancora chiusi e l’occupazione media delle stanze oscilla fra il 25% e il 30%. Una percentuale in risalita rispetto ad aprile (quando era al 20%) ma comunque inferiore al punto di pareggio che, per strutture di medio-grandi dimensioni, si raggiunge con le camere occupate al 60%. "Il trend rimarrà simile a quello attuale nei mesi estivi, se non in discesa in agosto" dichiara Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, Lodi e Monza Brianza. Per gli alberghi sotto la Madonnina, insomma, l’estate sarà sottotono: le "fiches" sono puntate a settembre. Secondo la ricerca condotta da QuorumYoutrend per Wonderful Italy il 90% degli italiani rimarrà nel Belpaese. Ma è assai difficile che Milano rientri nelle top ten delle destinazioni estive "in assenza di un cartellone di eventi e concerti" ragiona Naro.
Quanto al turismo extra Ue - bacino importante nella metropoli scintillante del post Expo - è praticamente scomparso. Gli americani che, grazie ai voli Covid tested, potrebbero evitare la quarantena non si vedono. E neppure cinesi e russi, i cui vaccini non sono ancora riconosciuti da Ema: "La clientela intercontinentale pesava prima della pandemia circa il 40% del turismo estero a Milano". Difficile che il flusso di europei riesca a rimpiazzarli tanto più che, sul fronte delle prenotazioni, si devono ancora registrare gli effetti dell’accordo sul Green Pass europeo che dal primo luglio dovrebbe facilitare la libera circolazione all’interno dell’Unione europea. La speranza è affidata a settembre, quando si terrà - dal 5 al 10 - il "supersalone" del mobile: "Il nome scelto è quello giusto ma al momento non notiamo una vera e propria impennata di prenotazioni. Probabilmente aumenteranno dopo l’incontro riservato alle imprese (il 3 giugno ndr). Per settembre, però, ci aspettiamo che l’occupazione delle camere torni ad essere superiore al 60%, il break even per una struttura medio-grande". Per tornare ai volumi del 2019 gli hotel milanesi "devono attendere il 2023 o forse il 2024. Servirà anche un lavoro di promozione importante per superare lo stigma pandemico", dice Naro.
A.L.