RICCARDO
Cronaca

Guerre, clima, crisi alimentare. Ma la vera emergenza è culturale

Il disordine mondiale cresce con fame e povertà in aumento. L'Onu segnala che il 9,1% della popolazione soffre la fame, nonostante cibo disponibile. Soluzioni richiedono educazione e imprenditorialità, per contrastare lo sfruttamento e prevenire crisi future.

Guerre, clima, crisi alimentare. Ma la vera emergenza è culturale

Il disordine mondiale cresce con fame e povertà in aumento. L'Onu segnala che il 9,1% della popolazione soffre la fame, nonostante cibo disponibile. Soluzioni richiedono educazione e imprenditorialità, per contrastare lo sfruttamento e prevenire crisi future.

Riccardi

Il disordine mondiale cova sotto la cenere. Non c’è giorno che qualche scintilla erutti e accenda fuochi pericolosi. Già i loro sinistri lampi e rumori distruttivi non solo illuminano i teatri russo-ucraini, di Gaza e dintorni ma lampeggiano in tante altre periferie. Si rischia un caos ingovernabile. Intanto la fame e la conseguente povertà non sembrano rinculare. Anzi sono in aumento nel globo creando notevoli disparità nelle diverse zone geografiche. Un recente rapporto dell’Onu stima che la penuria alimentare (sembrava essere stata rallentata) ha toccato nel 2023 un picco elevato. Il 9,1% della popolazione mondiale soffre la fame. Circa 773 milioni sono cronicamente sottoalimentazione. Eppure, nonostante il riscaldamento climatico che degrada il suolo e rende difficile l’accesso all’acqua, il cibo prodotto dalla attività agricola ci sarebbe per tutti. Purtroppo molto ne viene sprecato. Si aggiungano i diversi terreni incolti o resi inutilizzabili per insediamenti di varia natura che riducono spazi da seminare. Che dire? Varie sono le idee. Molte utopistiche però. Gridate da imbonitori in mala fede o privi di visione reale. Bisogna aggredire la ricchezza per consentire una graduale diminuzione delle disparità (produttività o lavoro, variabili indipendenti!). Servono a poco le ricette del tipo salario minimo universale o pioggia di sussidi per garantire vite decenti. In primo luogo è indispensabile si produca un minimo di livello culturale che faccia uscire l’individuo dallo oscurantismo alfabetico, spesso anche utilizzato per espandere dispotismo terroristico. È sufficiente? Certo che no. Ma è solo la prima pietra per contrastare la fame che si combatte incentivando iniziative imprenditoriali. Di contro, va poi ricordato che lo sfruttamento, quasi schiavistico, si trasforma alla lunga in un boomerang che causerà l’inevitabile l’assalto ai forni.