GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Milano, la disfida dei fiori: meglio il glicine o il Museo della Resistenza?

Piazzale Baiamonti, il grande rampicante minacciato dal cantiere. Ecologisti e vip scatenano la campagna sui social per proteggerlo, l’ira dell’Anpi

Flash mob per difendere il glicine di piazza Baiamonti

Flash mob per difendere il glicine di piazza Baiamonti

Milano – La città abituata a salire – quella di Umberto Boccioni e dei grattacieli di Porta Nuova – oggi indugia a metà della scala senza riuscire a mollare il corrimano. "Non posso né scendere né salire": Milano come Aldo Baglio in un fortunato momento comico del film ‘Tre uomini e una gamba’.

Stavolta, però, il tema non va declinato in verticale ma in orizzontale. La disciplina nella quale Milano fa un’inusuale fatica non è il salto in alto ma il salto in lungo: manca una visione pacifica su quale passato sia da lanciare nel futuro. Una mancanza dovuta anche a quel dibattito dal basso rianimato dalle ultime Giunte comunali, che ora ne scontano le conseguenze, e condito da interventi vip. Due esempi: salvare il glicine e i tre tigli di piazza Baiamonti o realizzare il Museo Nazionale della Resistenza? Salvare San Siro o mettere Milan e Inter nelle condizioni di realizzare un nuovo stadio che consenta ai club, stando a quanto sostengono, di continuare a competere in Europa?

La storia del Museo Nazionale della Resistenza è davvero particolare. Se ne parla da più di dieci anni e i due progetti che nel frattempo si sono avvicendati non hanno mai convinto, per motivi diversi, chi ha cara la Resistenza come nessun altro: l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia (ANPI). Il primo progetto è stato avversato perché confinava la testimonianza della lotta partigiana in soli 460 metri quadrati: una Casa della Memoria, per l’appunto, che sarebbe dovuta sorgere in via Confalonieri, proprio sul confine tra ieri e domani, tra il vecchio quartiere dell’Isola e l’avveniristico quartiere di Porta Nuova. La Casa sarà realizzata tra il 2013 e il 2015 ma l’Anpi e la Resistenza non vi hanno mai preso la residenza.

Da qui il progetto bis: 3.800 metri quadrati, stavolta, ai Bastioni di Porta Volta. Il progetto è appena diventato cantiere ed è per questo che sono iniziati i problemi: l’Anpi ne chiede la revisione. E altrettanto vale per i Verdi, per i 50mila firmatari di una petizione ad hoc e per una discreta schiera di vip: Giovanni Storti, a sua volta protagonista di “Tre uomini una gamba“, Elio e le Storie Tese, Fabio Volo e Germano Lanzoni. Tutti a chiedere al sindaco Giuseppe Sala di fermarsi.

Motivo? Il museo comporta il sacrificio di un glicine (e tre tigli). "Giù le mani dal glicine", vanno scandendo Anpi, Verdi, firmatari di petizioni e vip dall’alto di un rinnovato decisionismo dal basso che ha portato, ad esempio, a riempire la città di piazze tattiche (spazi pedonali ottenuti con interventi minimi quali la vernice e le piante in vaso) o di un rinnovato ambientalismo che ha portato a due Zone a traffico limitato uniche in Italia. Qui, però, il tema è: quale memoria merita di essere tutelata e perpetuata?

Il sindaco ha formulato il suo aut-aut in modo eloquente: "Se l’opinione pubblica pensa sia più importante il glicine, rinunceremo al museo". Un "ricatto" per i Verdi, che vogliono si modifichi il progetto, senza rinunciarvi, e si salvi il glicine. Così pure l’Anpi: "Aspettiamo questo museo da 80 anni, ci teniamo al punto da esserci battuti perché non fosse realizzato in 460 metri quadrati – spiega Roberto Cenati, presidente dell’Anpi milanese –. Il sito attuale lo ha indicato il Comune e quel glicine è importante perché fa storicamente parte dell’ambiente urbano. Si trovi una via d’uscita che consenta di fare il museo e salvare il glicine e i tigli".

Questi ultimi, non bastasse, fanno parte di un altro giardino della memoria: quello intitolato a Lea Garofalo, testimone di giustizia. Pierfranco Lionetto, presidente dell’associazione di quartiere ViviSarpi, invita tutti a soffermarsi su quello che è la zona oggi: "Un mangificio". E sulle condizioni in cui versa l’area al centro del dibattito: "Nel degrado". Da qui la conclusione: "Nulla contro il glicine, spero resti. Ma il museo è un’occasione preziosa". Fuori da ogni romanticismo circola il sospetto che il glicine debba restare perché fa da tetto alle serate e ai live del Circolo Combattenti e Reduci. Così fosse, sarebbe la prova che Milano resta innanzitutto da bere.