
Giuseppe Carrà
Sesto San Giovanni (Milano), 3 gennaio 2022 – Dieci anni fa, ieri 2 gennaio, moriva Giuseppe Carrà. Il Beppe per i compagni, per gli amici, per i rossoneri del Geas. Un giorno prima dell’86esimo compleanno, Sesto San Giovanni perdeva uno dei suoi protagonisti indiscussi: giovanissimo partigiano, operaio alla Breda, dirigente comunista, sindaco, parlamentare e poi inamovibile presidente della polisportiva Geas. Oggi proprio da quel mondo sportivo cittadino arriva la proposta di intitolargli un luogo pubblico. A farsi avanti è Loredana Pastorino, che da qualche anno, dall’ufficio interrato di viale Marelli, riveste il ruolo di Carrà.
“È stato presidente della nostra polisportiva per più di trent’anni. Ha svolto molteplici funzioni nella sua vita. A lui va solo un grazie per la passione e l'impegno civile e politico. È giunto il momento che la nostra città si ricordi di lui”. Per anni, dopo la sua morte, a parole si sono rincorse iniziative alla memoria: targhe, intitolazioni, biografie, persino un libro a fumetti sulla sua vita. Tutto rimasto nei cassetti. “Verranno coinvolte le tante persone che hanno apprezzato il suo prezioso lavoro per la città”, assicura Pastorino, che è anche vicepresidente Pd del consiglio comunale.
Sindaco di Sesto San Giovanni dal 1962 al 1970, fu Carrà a inaugurare l’arrivo della metropolitana in città, vera rivoluzione dopo anni di lavoro. Fu Carrà a volere fortemente l’acquisto, da parte del Comune, di un terreno a Marina di Bibbona “perché anche i sestesi devono avere un bel mare”: lì ancora oggi è attiva una colonia che, per mezzo secolo, ha ospitato migliaia di studenti in gita, famiglie e anziani in vacanza. A Sesto arrivò nel 1936 da Voghera. Apprendista operaio a 14 anni alla Breda, a 18 anni era già nel comitato segreto d’agitazione che organizzò lo sciopero del marzo 1944. La fuga, l’attività partigiana nell’Oltrepò Pavese, il rientro nel 1945 coi documenti falsi, da ricercato. Poi l’approdo alla politica e al sindacato come segretario provinciale della Fim. “Il Parlamento è un grande osservatorio della città, ma il lavoro più bello è quello da sindaco – diceva -. Vedere sorgere una scuola è una soddisfazione immensa”. Padre politico della sinistra sestese e soprattutto di Giorgio Oldrini. “Quando mio padre Abramo, che lo ebbe in Giunta come assessore, capì che stava morendo, chiamò Beppe e gli disse ‘Occupati dei miei figli’. E' stato lui a convincermi a candidarmi a sindaco, altrimenti forse non lo avrei fatto. È stato deputato per tre legislature: quando gli venne proposto di candidarsi per la quarta volta, disse ‘Adesso meglio un giovane’. Poi per 30 anni da presidente Geas, ci ha accolto in quel suo antro, dove andavamo tutti a parlare, chiedere consigli e pareri, discutere e litigare”.